mercoledì 21 aprile 2010

Gelmini: liste regionali per i professori.

Professori scelti su basi regionali, seguendo il criterio della residenza. E' questo il progetto a cui sta lavorando il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini che ha aperto all'idea leghista di introdurre un sistema di reclutamento dei docenti non più su base nazionale, ma attraverso delle liste di attesa di tipo regionale che agevolino la conferma degli stessi insegnanti per più anni consecutivi. Il governo sta "ragionando - ha dichiarato il responsabile del Miur - su come garantire la continuità didattica e il miglioramento della qualità dell'insegnamento e questi temi saranno inseriti in un ddl che riguarderà il reclutamento e la valutazione degli insegnanti".Se l'ammissione del ministro ha riscosso lo scontato consenso da parte degli esponenti Carroccio - Mario Pittoni, capogruppo del Carroccio in commissione Istruzione al Senato, e primo firmatario di un ddl ispirato a norme non distanti da quelle annunciate da Gelmini, ha parlato di progetto "in dirittura d'arrivo", lo stesso non si può dire sul fronte sindacale. Le organizzazioni dei lavoratori si sono dette preoccupate per questa novità, che andrebbe a stravolgere le regole che ormai da decenni permettono a decine di migliaia di docenti e Ata di essere assegnati ad una scuola fino al termine dell'anno scolastico. La distanza, al momento, tra il pensiero del minsitro Gelmini e gli stessi sindacati è ampia: per il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima, la continuità didattica non ha nulla a che vedere con "assurde e antistoriche vicinanze tra luogo di residenza e di lavoro". Contrario anche Marcello Pacifico, presidente Anief, gli educatori in formazione, secondo il quale con questa mossa il ministro cancellerebbe in un colpo solo "le graduatorie di 400.000 precari docenti e del personale Ata".
Molto critici rispetto alle graduatorie regionali si sono detti anche i diretti interessati: i precari. Secondo Maristella Curreli, presidente dei Comitati insegnanti precari, se dovesse passare questo modello "si creeranno graduatorie non più imperniate su competenze ed esperienze ma sulle provenienze, non più sullo spessore culturale ma sulla ristrettezza e la pochezza dell'identità regionale. O, peggio ancora, provinciale. E giù giù, fino alla frazione, alla contrada, al bar o alla taverna". I precari si sentono abbandonati: se il ddl annunciato dal ministro si trasformerà in legge, in decine di migliaia, soprattutto con origini del sud, rischierebbero di ritrovarsi in graduatoria scavalcati da colleghi molto più giovani ma che hanno il merito di essere residenti nella regione dove operano.Inoltre per i candidati all'insegnamento, in diversi casi in lista da attesa da anche vent'anni, con il modello auspicato dal ministro Gelmini "il dialetto diverrà prevalente rispetto al bilinguismo europeo, come la provenienza etnica e religiosa, come la casta o il censo".
Più possibilisti, invece, rispetto al progetto ministeriale, si sono dette le associazioni dei genitori. Soprattutto perché le liste di attese regionali potrebbero favorire la continuità didattica e mettendo finalmente gli alunni al centro del progetto pedagogico. Per l'Associazione italiana genitori, l'attuazione del ddl potrà garantire il mantenimento "nell'istituto degli stessi docenti per diversi anni" comportando "una omogeneità di applicazione del Piano dell'offerta formativa dell'istituto che invece i supplenti non possono sempre garantire".

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