venerdì 22 aprile 2011

Tanti auguri di una Santa Pasqua.

Salve Gabriele,


non sappiamo se questi giorni dedicati alla Santa Pasqua riusciranno a interrompere almeno per un po' il consueto clima di odio contro di noi che quotidianamente viene alimentato da avversari e mass media ostili a Berlusconi.
A questo stato di cose continuiamo a opporre la forza delle cose fatta dal nostro governo e l'impegno in questa campagna elettorale per le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio.
Per essere ancora più forti e consapevoli delle nostre ragioni, ti segnalo due nuovi documenti (un opuscolo di 32 pagine e una locandina) che raccontano in sintesi le tante realizzazioni del Governo del fare.
Spero siano utili per te e per motivare al voto nelle prossime settimane amici e conoscenti residenti nelle province e nelle città dove si vota, a partire da Milano e Napoli.

Grazie per il tuo sostegno e cordiali auguri per questi giorni di riflessione e di rigenerazione.

on. Antonio Palmieri
responsabile internet PDL


martedì 19 aprile 2011

Burocrazia zero per 21 Comuni dell'Alto Mantovano.

di Graziella Scavazza
Parte da Gazoldo la stipula del protocollo d'intesa tra 21 Comuni dell'Alto Mantovano e Regione Lombardia, per dare il via alla creazione del Distretto «Zero Burocrazia», ideato al fine di snellire il carico burocratico a cittadini ed imprese, garantendo risposte più rapide e minori tempi d'attesa. La firma dell'accordoè stata ufficializzata venerdì. Un evento definito il primo operativo nel territorio lombardo, che ha avuto luogo presso lo stabilimento Marcegaglia. Il comprensorio racchiuso nel Distretto Burocrazia Zero è composto da 110mila abitanti, con una forte concentrazione industriale, in cui solo il comparto tessile e della calza generano 1/3 del Pil della provincia virgiliana. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha fatto gli onori di casa. All'apertura del percorso, che durerà 3 anni, è intervenuto anche il presidente della Regione, Roberto Formigoni, insieme all'assessore alla Semplificazione, Carlo Maccari, i 21 primi cittadini dei territori aderenti ed il presidente di Sisam, Giampaolo Ogliosi, la cui società avrà il compito di gestire i server in cui confluiranno le pratiche in forma digitale. «È una tappa fondamentale - ha dichiarato il sindaco Nicola Leoni - Da soli non si va da nessuna parte, occorre fare rete per ottimizzare i costi». Il 27 a Castel Goffredo si riunirà l'assemblea dei sindaci per iniziare la fase operativa. È stato stimato che il Distretto porterà da subito una riduzione dei costi sostenuti dai Comuni. Ogni anno la spesa complessiva era pari a circa 1,5 milioni di euro per il solo mantenimento dei programmi hardware, formazione ed aggiornamento professionale. Il primo step consisterà nell'attivazione dello Sportello telematico alle imprese. Il passo successivo sarà la gestione associata dell'anagrafe tributaria e del protocollo. La Regione in questo progetto dovrebbe investire oltre 400mila euro. «È un modello replicabile anche in altri contesti territoriali - ha sottolineato il Governatore - Interviene in un momento in cui le risorse per le autonomie locali sono più esigue. Da quando mi sono insediato abbiamo abrogato 1.479 leggi regionali». Il presidente ha annunciato che entro 24 mesi sarà estesa la banda larga a tutto il territorio lombardo, mentre tra 5-6 anni si arriverà a quella ultra larga. Un'operazione che comporterà lo stanziamento di un miliardo di euro. Definendosi onorata di ospitare l'iniziativa, Marcegaglia ha fatto un forte richiamo alla crescita del Paese, il cui Pil «aumenta dell'1% in meno rispetto alla media Europea». «Tra le cause c'è sicuramente l'eccesso di burocrazia - ha detto - Per le imprese rappresenta un carico di 21,5 miliardi. La banda larga porterà maggiore efficienza a tutti i servizi». Nel pieno della bufera delle presunte firme falsificate alle Regionali del 2010, Formigoni ha replicato che si tratta di «ipotesi che devono essere dimostrate». «Non mi dimetto - ha commentato - La validità della mia elezione è dovuta al popolo sovrano». Se il Premier Silvio Berlusconi dovesse decidere di lasciare la politica, «saremo noi del Pdl a sciegliere con chi sostituirlo».

Frena la corsa del petrolio, timori sulla domanda e sulla ripresa.



L'Arabia Saudita taglia la produzione per "un eccesso di offerta sul mercato". Secondo gli analisti ci sono segnali di rallentamento dell'economia mondiale.


Sulle sorti della ripresa economica globale si stanno addensando delle nubi. L’outlook negativo di Standard & Poors’ sulla tenuta dei conti pubblici Usa ha contribuito ad alimentare il pessimismo.
A ciò si aggiungono i timori sulla tenuta della domanda di greggio, segno inequivocabile di un rallentamento della produzione industriale. Ieri, infatti, l’Arabia Saudita ha deciso di ridurre la produzione di petrolio. Un fatto che normalmente farebbe impennare le quotazioni, invece ieri i Wti per consegna a maggio ha chiuso a 107,12 dollari al barile (- 2,3%), il Brent per giugno a 121,61 (-1,5%).


L’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha affermato che i consumi negli Usa e in Cina stanno mostrando qualche cedimento in reazione alla salita dei prezzi e dopo che la banca d’investimento Goldman Sachs – da sempre rialzista sul petrolio – sta consigliando ai suoi clienti di posizionarsi sulla vendita.

venerdì 15 aprile 2011

Bufera su Formigoni: "False 770 firme della sua lista regionale"

La procura di Milano è certa che 770 firme della lista di Formigoni alle elezioni regionali del 2010 erano false. Indagati dieci consiglieri comunali e provinciali di tutta la Lombardia. Il radicale Cappato: "Il governatore deve dimettersi".



MILANO. Circa 770 firme che sono servite a presentare la lista Per la Lombardia di Roberto Formigoni, che ha partecipato alle elezioni regionali lombarde dell'anno scorso, «sono palesemente false». La Procura di Milano è certa di aver acquisito la «prova granitica» dei falsi, anche per molte firme della lista del Pdl relativa alla circoscrizione provinciale milanese.


Sul registro degli indagati sono finiti una decina di consiglieri del Pdl di diverse province e comuni della Lombardia. L'accusa per tutti è di falso ideologico, perché gli indagati, a cui spettava il compito di autenticatori, hanno dato l'avallo alle firme ritenute false.


Nell'ambito dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, sono stati sentiti infatti, a uno a uno, centinaia di cittadini i cui nomi comparivano a sostegno delle liste e che hanno spiegato agli inquirenti di non aver mai firmato, riconoscendo quegli autografi come falsi.


Le indagini di Robledo erano partite a ottobre, quando i Radicali si erano presentati in Procura con tre scatoloni pieni delle copie di «474 firme certamente false, perché scritte dalle stesse mani e 99 fortemente sospette». Alcuni mesi prima, a ridosso delle elezioni, invece, c'era stata la lunga querelle giudiziaria tra Radicali e Pdl, con la Corte d'Appello di Milano che aveva deciso di bloccare la corsa del listino di Formigoni per alcune irregolarità. Listino che era stato poi riammesso alle elezioni dal Tar.


E nel frattempo la Procura aveva chiesto l'archiviazione (poi disposta dal gip) di un primo esposto del partito di Pannella relativo a alcune omissioni nell'autenticazione delle firme. Poi la perizia calligrafica fatta fare dai Radicali, firma per firma, gli scatoloni in Procura e le indagini degli inquirenti che sono andate anche oltre individuando, tramite perizie e testimonianze, 770 firme false per il listino del Governatore, su circa 3.800 raccolte (3.500 sono necessarie per la presentazione) e numerose altre anche per quello milanese Il Popolo della Libertà.



I Radicali poi avevano anche presentato un'altra memoria integrativa nella quale facevano notare che il listino bloccato sarebbe stato riaperto all'ultimo momento, dopo una riunione politica ad Arcore, per fare entrare come candidata consigliere regionale Nicole Minetti, imputata nel processo Ruby. E in quelle poche ore successive rimaste per raccogliere le firme, secondo i Radicali, sarebbero stati presumibilmente commessi i falsi.


Nelle scorse settimane erano stati convocati come testimoni in Procura anche il presidente della Provincia di Milano ed ex coordinatore del Pdl lombardo, Guido Podestà, e Clotilde Strada, segretaria e collaboratrice della Minetti, che aveva all'epoca un compito di coordinamento per la raccolta delle firme. Fonti giudiziarie milanesi spiegano che il procedimento penale è distinto dai possibili profili amministrativi che potrebbero interessare la vicenda. La competenza per eventuali ricorsi sulla validità delle elezioni spetterebbe infatti alla Corte d'Appello o ai tribunali amministrativi. Alla decina di indagati, intanto, è stato notificato un invito a comparire davanti al pm e gli interrogatori sono stati fissati a partire dalla settimana prossima. «L'indagine della Procura di Milano ha fatto emergere una quantità di falsi molto superiore a quella che avevamo trovato con i nostri mezzi - parla così Marco Cappato, capolista della Lista Bonino-Pannella a Milano - si tratta di una truffa elettorale realizzata con un'attività di falsificazione massiccia che non può che configurare il reato di associazione per delinquere contro i diritti civili e politici dei cittadini. Al di là delle responsabilità giudiziarie - aggiunge Cappato - non c'è invece alcun dubbio su chi sia l'unico vero responsabile politico della truffa: Formigoni. Ha mentito sapendo di mentire».


15 aprile 2011


giovedì 14 aprile 2011

Processo breve, nessun rischio

Nonostante le terroristiche affermazioni di alcuni esponenti dell’opposizione, le nuove norme sul processo breve e sulla prescrizione breve non incideranno sui procedimenti per il disastro di Viareggio, il terremoto dell’Aquila o per il crack Parmalat. Per il primo i Pm stanno procedendo per reati gravissimi, come l’omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo; se il processo breve verrà approvato la prescrizione del disastro ferroviario di Viareggio maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell’omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044. Lo stesso vale per i processi per il terremoto dell’Aquila, dove il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi. E anche su Parmalat non ci sarebbe nulla da temere, visto che per il reato di bancarotta fraudolenta ed aggravata si passa dai 18 anni e nove mesi a 17 anni e sei mesi.

Ti assumo senza termine ma ti posso licenziare.

Contro la precarietà un contratto di lavoro unico. E' polemica tra favorevoli e contrari Fini rilancia la proposta di Ichino e Montezemolo: sostituire tutti i contratti precari con un unico contratto a tempo indeterminato. Ma con la possibilità per le aziende di licenziare.



Il suo creatore, il giurista Pietro Ichino, l'ha chiamata "flexsecurity", un nome che parla abbastanza chiaro. Conciliare flessibilità e sicurezza nel mondo del lavoro si può. Ichino ne è convinto da tempo e con lui ora anche Luca Cordero di Montezemolo e l'economista Nicola Rossi, che insieme rilanciano la proposta dalle colonne del Corriere della Sera: un contratto di lavoro unico che sostituisca tutta la giungla di rapporti precari, con più garanzie per il lavoratore rispetto a un contratto atipico e meno vincoli per il datore rispetto a un'assunzione a tempo indeterminato.


Una bella quadratura del cerchio. Che ora però ha avuto anche il suo battesimo politico: il presidente della Camera Gianfranco Fini ha accolto e rilanciato la proposta dichiarando: “Meglio un contratto di lavoro unico per le assunzioni a tempo indeterminato, anziché questa inaccettabile flessibilità con tante tipologie contrattuali. Ma diamo la possibilità ai datori di lavoro di licenziare".



Ti assumo senza termine ma ti posso licenziare


Ma cos'è questa nuova forma di rapporto di lavoro che sta già dividendo le schiere dei favorevoli e dei contrari? La proposta prevede un contratto unico a tutele progressive, un modo per conciliare la flessibilità in ingresso richiesta dalle imprese con le esigenze di stabilità dei lavoratori. Un contratto caratterizzato da una protezione crescente per tutti i futuri dipendenti (tranne alcuni casi come le sostituzioni temporanee o gli stagionali). In sostanza i nuovi contratti sarebbero tutti a tempo indeterminato, "anche quelli - scrivono i tre promotori - che fino a oggi sono stati l'espressione patologica della precarietà (contratti a progetto, partite iva fasulle...)". Questo significa "piena protezione contro le discriminazioni e contro i licenziamenti disciplinari ingiustificati, ma nessuna inamovibilità per motivi economici e organizzativi".


In sostanza il datore può ridurre liberamente l'organico in base alle esigenze aziendali, ma in caso di licenziamento è prevista per il lavoratore una protezione "alla scandinava", che garantisce un indennizzo e una stabilità crescente con il crescere dell’anzianità.


Per le aziende ci sarebbe anche un riconoscimento dei maggiori oneri attraverso la riduzione di alcune voci di contribuzione. La proposta iniziale di Ichino prevedeva, a questo proposito, una netta riduzione del cuneo fiscale e contributivo - cioè la differenza tra costo del lavoro (per l'azienda) e reddito di lavoro (per il lavoratore) - tramite:


un contributo pensionistico del 30% a carico dell’azienda;


la riduzione a 120 euro annui (10 al mese) dell’Irpef sui redditi di lavoro fino a 1.000 euro al mese (oggi è di circa 1.200 euro annui).


Le critiche


La proposta non convince i sindacati e parte dell'opposizione. Secondo Susanna Camusso, leader della Cgil, "dobbiamo smettere di pensare che il problema si scarica sempre in termini di diritti delle persone. Non c'è nessuna ragione nel nostro Paese di sostenere che il problema è il licenziamento". Critico anche Cesare Damiano del Pd secondo cui "un contratto a tempo indeterminato con possibilità di licenziamento del lavoratore, non è un contratto a tempo indeterminato".

lunedì 11 aprile 2011

l'Italia potrebbe uscire dall'Ue.

di Magdi Cristiano Allam


Fa bene Berlusconi ad ammonire che l'Italia potrebbe uscire dall'Ue nel momento in cui veniamo abbandonati di fronte all'emergenza clandestini. Lo invito ad estendere il monito alle Nazioni Unite che ci vogliono imporre di accogliere i cosiddetti profughi.


Basta ipocrisie! Bene fa Berlusconi ad ammonire che l'Italia potrebbe uscire dall'Unione Europea nel momento in cui veniamo abbandonati di fronte all'emergenza clandestini. Confermando che questa Europa è essenzialmente un colosso di materialità asservita ai poteri forti che s'incarnano nell'euro, ma del tutto priva di un'anima che la renda capace di accogliere le istanze reali e profonde dei cittadini. E lo invito ad estendere il medesimo monito alle Nazioni Unite che ci vogliono imporre di accogliere i cosiddetti profughi anche se ne arrivassero a milioni, incuranti delle deleterie conseguenze per la popolazione italiana e indipendentemente dal fatto che in ogni caso ci rendiamo complici di regimi autoritari e della criminalità organizzata che lucrano sulla vita di persone che vengono sfruttate e raggirate.


Basta ipocrisie! Che ce ne facciamo di un'Europa che vergognandosi delle proprie radici giudaico-cristiane, svendendo i valori non negoziabili e tradendo l'identità cristiana finisce per essere incapace ad assumere una politica unitaria non solo di fronte all'emergenza dei clandestini, ma più in generale in politica estera, della difesa e della sicurezza? Prendiamo atto che questo deserto spirituale denuncia il falso dio dell'euro, che avrebbe dovuto sollevarci dalle difficoltà finanziarie ed economiche, mentre oggi ci ritroviamo ad essere più poveri, più disoccupati, più indebitati, più incapaci a competere sul mercato globalizzato. Se oltretutto l'Europa si traduce nella perdita della nostra sovranità imponendoci di acquisire acriticamente l'80 per cento delle nostre leggi recependo delle direttive dettate da una lobby scristianizzata, relativista, laicista, buonista e islamicamente corretta, mettendo a repentaglio le nostre certezze in tema di dignità della persona, sacralità della vita e centralità della famiglia naturale, ebbene non è forse arrivato il momento di dire basta?


Basta ipocrisie! Rifondiamo queste Nazioni Unite che sono un mostro politico multi-cefalo legittimante di dittature che violano flagrantemente il loro stesso Statuto, onerosissimo, corrottissimo e inefficientissimo. Come può l'Onu immaginare di essere credibile quando l'organismo che dovrebbe risolvere la piaga della fame nel mondo, la Fao, sperpera oltre l'80% delle sue risorse per gli stipendi dei funzionari? Se l'Onu ha veramente a cuore la vita dei profughi, che insedi i centri di accoglienza a casa loro o nelle immediate vicinanze, in modo da non costringerli a sradicarsi dalla propria terra e a favorire il loro ritorno in seno ai propri cari non appena le condizioni lo permettano. Alla brava e mediatizzatissima Laura Boldrini, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, domando: perché non si trasferisce a lavorare in Libia o in Tunisia, in Somalia o nel Sudan, invece che ripetere le solite denunce all'operato dei governi italiani standosene comodamente in un albergo di Lampedusa?


Basta ipocrisie! Lo sanno i nostri politicanti di sinistra e i nostri magistrati ideologizzati che le decine di migliaia di clandestini che giacciono sui fondali del Mediterraneo avevano pagato centinaia di euro per salire su quelle carrette del mare prima di morire affogati? Lo sanno che l'odioso traffico di esseri umani è diventato la principale fonte di profitto della criminalità organizzata superando i proventi derivanti dal commercio della droga? Come possono, per un verso, considerarsi «umani» opponendosi al reato di immigrazione clandestina e, per l'altro verso, considerarsi «umani» rendendosi concretamente complici e conniventi di questi cinici mercanti di morte che lucrano sulla pelle dei clandestini?


Basta ipocrisie! Caro Berlusconi vai avanti fino in fondo nella tua denuncia del lassismo e della miseria di quest'Europa. Non esitare ad assumere un atteggiamento di fermezza con queste Nazioni Unite che predicano bene e razzolano male. Non lasciarti intimidire dalla demagogia di questa sinistra e di questa magistratura che hanno come unico obiettivo il tuo allontanamento dal potere. Abbi a cuore unicamente il bene degli italiani e stai certo che gli italiani te ne saranno riconoscenti.

Solo in Italia Murdoch è un paladino della libertà di stampa.

Mister Sky si scusa con le vittime delle intercettazioni del suo giornale News of the world. Dopo anni di inchieste ammette le responsabilità dei vertici aziendali. Come reagirà la sinistra italiana che idolatrava lo "squalo"? Solo in Italia è un paladino della libertà di stampa: perché contro il premier



Anche gli Squali, nel loro piccolo, piangono. Rupert Murdoch riconosce le colpe, si cosparge il capo di cenere e mette mano al portafoglio: ha già accantonato 20 milio­ni di sterline che serviranno per risarcire i danni ai vip e ai politici spiati illecitamente dai suoi giornali. Ma gli avvo­cati sono convinti che quella somma non basterà: qualcu­no già dice che ci vorrà alme­no il doppio, qualcuno sus­surra ancor di più. Cifre stra­bilianti. Eppure il danno eco­nomico non è nulla rispetto al danno d’immagine: l’edito­re del Wall Street Journal e del Times, il patron di Sky, quello che si vanta di poter de­cidere il presidente degli Stati Uniti, che s’è compratole testate con il blasone per dimostrare di saper stare a tavola nei salotti buoni dell’establishment, ebbene, è uno spione. Un ficcanaso fuorilegge, uno 007 al servizio del pettegolezzo, una comare che gioca a fare maldestramente Mata Hari. A tavola, a conti fatti, non ci sa stare: c’è sempre il rischio che lanci sguardi troppo indiscreti nel décolleté delle vicine. E magari si scaccola pure mentre gli servono il consommé.


La rivelazione non sorprenderà molto all’estero. Ma in Italia sì. In Italia sorprende a tal punto che quasi nessuno ne parla: in fondo, si sa, nei circoli chic non sta bene criticare Murdoch, almeno da quando Murdoch usa i suoi media per attaccare Berlusconi. Come si dice? Il nemico del mio nemico è sempre un mio amico. Ovvio, no? E pazienza se, in questo mondo, la sinistra antiberlusconiana si trova compagna di strada di uno degli editori più rapaci del mondo, un vero predatore dell’informazione, imprenditore senza scrupoli e capace di calpestare l’intero codice deontologico del giornalismo pur di fare qualche soldo in più. Mica la sinistra si spaventa, eh? Pur di dare addosso al Cavaliere, andrebbe a braccetto anche con il mostro di Loch Ness: figurarsi se si ferma davanti a uno Squalo...