giovedì 29 aprile 2010

La nuova giunta di Sodano.

Il sindaco di Mantova Nicola Sodano ha varato la nuova giunta. Saranno 11 gli assessori con il sindaco che avrà deleghe alla cultura, università e sicurezza. 4 gli assessori del PdL più il sindaco, 3 della Lega Nord compresa la vicesindaca, 2 della lista Benedini, 2 indipendenti. La giunta si presenterà ufficialmente con una conferenza stampa giovedì alle 16. Subito dopo alle 17,30 il primo consiglio comunale dell'era Sodano.
Ecco i nomi e le deleghe dei nuovi assessori:

PDL
Nicola Sodano sindaco: cultura, università, sicurezza
Marco Cavarocchi: istruzione e casa
Arnaldo De Pietri: welfare
Espedito Rose: mobilità e protezione civile
Roberto Irpo: informatizzazione e patrimonio

LEGA NORD
Alessandra Cappellari: vicesindaco, ambiente, pari opportunità
Vincenzo Chizzini: turismo
Enzo Tonghini: sport e promozione della città

LISTA BENEDINI
Giampaolo Benedini: lavori pubblici
Anna Maria De Togni: urbanistica

INDIPENDENTI
Marcello Napoli: Bilancio e personale
Fulvio Freddi: attività produttive e sviluppo

martedì 27 aprile 2010

Bocchino lancia la sfida a Cicchitto e si candida a presidente gruppo Pdl.

Italo Bocchino ha annunciato che si candiderà alla presidenza del gruppo del Pdl della Camera sfidando Fabrizio Cicchitto "per dare la possibilità alla minoranza di contare le proprie forze" e "conseguentemente di rivendicare gli spazi corrispondenti al suo peso". Così ha scritto il dimissionario vicepresidente vicario dei deputati del Pdl, in una lettera al presidente Cicchitto. Secondo Bocchino il destino del presidente del gruppo è legato a quello del vicario e quindi le dimissioni dell'uno dovrebbero comportare anche le dimissioni dell'altro. Immediata è stata la replica di Cicchitto: "L'articolo 8 del regolamento del gruppo non lega affatto il destino del presidente e del vicepresidente vicario".
Bocchino ha chiesto anche un incontro al premier Silvio Berlusconi affinché "si possa dar vita ad un chiarimento politico che faciliti il difficile percorso che il gruppo dovrà fare". Nella lettera il deputato finiano ha domandato la convocazione di un'assemblea del gruppo al più presto per il rinnovo dei vertici. "Prima di convocare congiuntamente l'assemblea del gruppo - ha scritto Bocchino - ti prego di favorire un mio incontro con il presidente Berlusconi anche alla presenza del coordinatore Verdini affinché si possa dar vita ad un chiarimento politico che faciliti il difficile percorso che il gruppo dovrà fare". "Se per davvero l'onorevole Bocchino, vice capogruppo dimissionario del Pdl alla Camera, intende candidarsi a presidente dello stesso gruppo 'per consentire alla minoranza di esercitare il suo ruolo', allora lo farò anch'io" ha dichiarato Roberto Menia, sottosegretario di Stato all'Ambiente ed esponente finiano. "Non so quale consenso egli pensi di avere - ha proseguito Menia - ma non ha certo il mio né quello di molti che con lealtà seguono Fini e con altrettanta lealtà sostengono il governo Berlusconi e non si prestano al gioco delle tre carte".

lunedì 26 aprile 2010

Carlo Maccari in giunta regionale!

Carlo Maccari entra nella giunta regionale di Formigoni. Ieri mattina ha presentato giuramento a Milano. Sarà assessore con deleghe alla semplificazione amministrativa e normativa, ai servizi pubblici verso Expo 2015, ai processi di digitalizzazione. Alle 15,30 il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni ha poi presentato alla stampa la nuova giunta regionale, ricordando più volte la novità dell’assessorato affidato al consigliere mantovano Maccari. «Per la prima volta – ha commentato il neo assessore- si dichiara guerra alla burocrazia. Il governatore Formigoni, raccogliendo gli umori del mondo economico, ha deciso di dire basta ai tanti intoppi burocratici che spesso frenano le imprese della regione più ricca di Italia. Il mio sarà un impegno a 360° rivolto alla semplificazione. Perché il mondo economico ed agricolo non chiedono solamente provvidenze economiche ma anche uno snellimento normativo». Maccari opererà anche con il sottosegretario Paolo Alli nel programma d’attuazione per l’Expo 2015. Si sono già incontrati per pianificare i vari interventi che toccheranno tutte le province lombarde e tutte le specificità come ad esempio l’area della bassa Lombardia con le province di Pavia, Cremona e Mantova. La prima riunione di giunta, composta da 16 assessori e 4 sottosegretari, si terrà giovedì 29 alle 11.

Ecco la nuova giunta:
Presidente: Roberto Formigoni.
Assessori: Andrea Gibelli (vicepresidente. Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione); Marcello Raimondi (Ambiente, Energia e Reti); Giulio De Capitani (Agricoltura); Romano Colozzi (Bilancio, Finanze e Rapporti Istituzionali); Domenico Zambetti (Casa); Stefano Maullu (Commercio, turismo e Servizi); Massimo Buscemi (Cultura e Giovani); Giulio Boscagli (Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarieta' Sociale); Raffaele Cattaneo (Infrastrutture e Mobilita'); Gianni Rossoni (Istruzione, Formazione e Lavoro); Romano La Russa (Protezione Civile, Polizia Locale e Sicurezza); Luciano Bresciani (Sanita'); Carlo Maccari (Semplificazione e Digitalizzazione) Alessandro Colucci (Sistemi Verdi e Paesaggio); Monica Rizzi (Sport); Daniele Belotti (Territorio e Urbanistica).
Sottosegretari: Paolo alli (Attuazione Programma ed Expo 2015); Francesco Magnano (Attrattivita' e Promozione Territorio); Massimo Zanello (Cinema), Alberto Cavalli (Universita' e Ricerca).

venerdì 23 aprile 2010

Fini-Berlusconi: giornata positiva, nel PDL si può esprimere dissenso.

L'approvazione a maggioranza del documento finale (11 hanno votato contro e 1 si è astenuto), con le linee politiche proposte da Berlusconi, ha chiuso la Direzione nazionale del Pdl caratterizzata dal duro faccia a faccia tra il premier e Fini. Nel documento è stata ribadita la leadership a Berlusconi e il "no a correnti interne che negano la natura stessa del partito". Il presidente della Camera, nonostante il voto contrario, ha subito precisato: "Non intendo lasciare la presidenza", perché "è finita la stagione dell'unanimismo, c'è una componente interna che di volta in volta si sente impegnata nell'attuazione del programma e rivendica il suo diritto di discutere come si attua. Insomma è stata una giornata positiva", ha concluso smorzando i toni. Toni che sono rimasti comunque tesi nonostante la votazione finale a favore di Berlusconi. Fini ha deciso di restare, ma a questo punto appena si allontana dalle decisioni del partito può essere cacciato. E' questo, secondo quanto è stato spiegato, quello che il presidente del Consiglio ha detto ai suoi al termine della Direzione del partito. Nel documento finale c'è una parte in cui si spiega che il premier ha il mandato di far rispettare le decisioni che vengono prese dagli organi del partito. Questo - è stato sottolineato - vuol dire che si può esprimere dissenso, ma quando si vota ci si deve uniformare alla maggioranza altrimenti si è fuori dal partito. Inoltre Fini ha soltanto il 6% nel Pdl, come è emerso dalla votazione, quindi bisognerà porsi il problema di come possa rimanere presidente della Camera, ha spiegato il premier ai suoi.

giovedì 22 aprile 2010

Scintille Fini-Berlusconi. Congresso PDL entro fine anno.

Duro faccia a faccia tra Berlusconi e Fini alla Direzione nazionale del Pdl. Dopo l'intervento di Berlusconi, che ha aperto i lavori sottolineando le cose fatte dal governo, le cose da fare e la sua guida di un partito dove "può servire più confronto ma nessuno si impone", è arrivata la replica del presidente della Camera, che ha attaccato sulla Lega e sulla giustizia e ha ribadito, guardando in faccia Berlusconi: "Non sono un traditore, sono solo uno che dice in faccia le cose. Il premier lo ha interrotto per mettere subito in chiaro: "Non attribuire a me cose che non ho mai detto", e lo scontro tra i due è andato avanti a lungo, tra "Se vuoi fare critiche dimettiti da presidente della Camera" e la risposta piccata di Fini: "Che fai, mi cacci?". Secondo fonti parlamentari il presidente della Camera sarebbe già riunito con i suoi sostenitori, mentre la 'maggioranza' del partito sarebbe al lavoro per stendere una nuova formulazione del documento che potrebbe essere votato al termine dei lavori.Fini ha detto di non voler mettere in discussione la leadership di Berlusconi, "chiedo solo se è lecito organizzare all'interno del partito un'area politico-culturale" di chi esprime opinioni contrarie alla maggioranza, ma ho solo opinioni diverse su alcuni temi". Il presidente della Camera ha parlato del successo della Lega: "Al Nord siamo diventati una fotocopia della Lega è vero che la coalizione di centrodestra ha vinto le Regionali e che c'è stata una vittoria personale di Berlusconi, ma il Pdl cala e la Lega cresce". Sulla giustizia ha attaccato: la riforma non sia tesa a garantire sacche d'impunità. Lo so che non è così, ma l'impressione c'è. E ha concluso il suo discorso lanciando un preciso messaggio: il mio compito non è sabotare ma aiutare a migliorare".Dura l'immediata reazione del premier che ha ripreso la parola e ha dichiarato: "Il presidente della Camera mi ha detto che si è pentito di aver fondato il Pdl. Vuoi fare richieste e critiche? Allora falle da uomo politico e non da presidente della Camera". Fini, di tutta risposta, si è alzato in piedi e ha accennato ad andarsene, salvo poi ripensarci e tornare al suo posto.Nel suo intervento d'apertura Berlusconi ha parlato delle riforme fatte e ha indicato quelle da fare, "giustizia, riforme istituzionali e Costituzione, che richiederà un ampio consenso". Poi ha annunciato un "Congresso del Pdl entro l'anno che faccia il punto su quello abbiamo fatto e che faremo".

Berlusconi: No a correnti nel Pdl, sono la metastasi dei partiti.

Programma non si discute, si realizza.
Per dire quanto Silvio Berlusconi abbia voglia di trovarsi immerso in una discussione fiume, forse basta notare che, secondo lui, la Direzione nazionale del Pdl di oggi "sarà la celebrazione della vittoria elettorale". Niente di più lontano dalle richieste di Gianfranco Fini, che si prepara all'appuntamento per rivendicare il suo diritto al dissenso pur rimanendo nel partito. Certo, c'entra anche il fatto che in pubblico il premier non vuole dare l'immagine di una maggioranza litigiosa, come dimostra anche la pur gelida stretta di mano con il presidente della Camera. Ma la frase pronunciata arrivando al ricevimento per l'anniversario della fondazione dello Stato di Israele, di fatto rispecchia l'atteggiamento mostrato dal presidente del Consiglio anche con i vertici del partito riuniti nel pomeriggio a palazzo Grazioli. "A Fini non ho riposte da dare" ha ripetuto Berlusconi. Che comunque è pronto ad ascoltare quello che ha da dire il presidente della Camera. Sarà il premier ad aprire i lavori con un indirizzo di saluto, poi comincerà il dibattito. Gianfranco Fini dovrebbe prendere la parola in mattinata, prima della pausa. In serata Berlusconi trarrà le conclusioni. Quello che pensa dell'ipotesi che nasca una corrente interna lo ha già detto oggi, citando - peraltro senza nominare la 'fonte' - una celebre espressione dello stesso Fini. "Il Pdl - ha detto Berlusconi - è un movimento che nasce dal popolo, non è un vecchio partito con le correnti. Non è possibile che esistano delle correnti, che qualcuno ha definito la metastasi dei partiti". Il premier comunque ha tutte le intenzioni di ricordare che questa direzione era stata convocata ben prima che la situazione con il co-fondatore degenerasse. Ed era stata convocata per parlare di quello che il governo ha fatto e, soprattutto, di quello che intende fare nei prossimi tre anni. Leggi: riforme. A cominciare da giustizia e fisco e, poi, quelle istituzionali. Ed è questo più o meno quello che Berlusconi si prepara a dire oggi: Io sono stato eletto per governare ed è quello che intendo fare, non mi farò logorare per il resto della legislatura da discussioni e distinguo, non accetterò che si ripeta la situazione del 2004. Ed è pur vero che Berlusconi torna a ripetere pubblicamente che anche in caso di una scissione che non si augura, l'esecutivo andrà avanti. Ma il piano B in caso di ingovernabilità e già pronto e in privato lo evoca eccome: voto anticipato. L'unica apertura che il presidente del Consiglio intende fare alla discussione è quella sui temi non compresi nel programma di governo: quello per Berlusconi va realizzato e basta. Non solo: di fronte a una decisione della maggioranza, la minoranza si adegua e rispetta la disciplina di partito anche quando si vota in Aula. Insomma, no a trabocchetti del fuoco amico. Questa è la regola e va rispettata, dirà insomma il presidente del Consiglio. Che intende tradurre questo principio in un documento da sottoporre al voto della Direzione nazionale. Se sarà l'unico ordine del giorno che andrà al voto, si capirà solo domani. Ergo: se conta deve essere, conta sia.

mercoledì 21 aprile 2010

Fini vara la sua corrente. Berlusconi: Non capisco cosa vuole.

Fini vara la sua 'corrente', Berlusconi manda a dirgli di no. Gianfranco Fini da ieri da un lato ha sancito la fine di An, dall'altro ha marcato la sua distanza dalla leadership di Berlusconi, battezzando la sua 'corrente' nel partito come l'ultimo atto della trasformazione della vecchia Alleanza nazionale. Lo ha detto davanti a poco più di 50 persone: non c'erano gli ex colonnelli Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Gianni Alemanno, né Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni, e con loro molti altri che dal Msi ad oggi, passando per Fiuggi, hanno seguito la strada tracciata da Fini. C'erano però oltre 50 parlamentari (ai quali vanno aggiunti 5 eurodeputati) che si ritrovano tutti nella leadership di Fini e hanno firmato un documento in questo senso. Non però gli uomini degli ex colonnelli, che hanno lanciato un controdocumento sottoscritto da 74 parlamentari per sottolineare 'l'irrevocabilità' del Pdl. Il problema è anche la reazione del resto del partito. In agguato anche la Direzione di domani, anche se pare improbabile che si arrivi a votare due documenti contrapposti sulla base degli interventi di Silvio Berlusconi e di Gianfranco Fini. Una prospettiva che vedrebbe Fini - in quell'organismo - decisamente minoritario. Quanto alla corrente finiana, però, viene definita "una cosa non ipotizzabile, non ha alcun senso": queste le reazioni emerse ieri pomeriggio dal vertice tra Pdl e Lega, presente Silvio Berlusconi, a palazzo Grazioli. In effetti il premier considera la vicenda una dimostrazione di debolezza dello stesso Fini, visto proprio il documento sottoscritto dai circa 50 parlamentari: intanto viene ritenuto 'soft', e poi una cosa è firmare una lettera, altra sarebbe aderire a una corrente. L'idea di essere inghiottito nelle liturgie da vecchio partito infastidisce Silvio Berlusconi come anche l'idea che su ogni provvedimento, da quelli che gli stanno più a cuore come la riforma della giustizia a quelli ordinari, si crei una piccola fronda con cui dover stare a discutere. Berlusconi comunque starà ad ascoltare quello che il presidente della Camera avrà da dire alla Direzione nazionale di domani, cercando di capire se ci sono ancora margini per rimettere assieme i cocci. E' chiaro che per Berlusconi questo vuol dire una sola cosa: chi è minoranza si adegua alle decisioni prese a maggioranza nel partito, e questo vuol dire che non ci devono essere discrepanze nel voto parlamentare.

Gelmini: liste regionali per i professori.

Professori scelti su basi regionali, seguendo il criterio della residenza. E' questo il progetto a cui sta lavorando il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini che ha aperto all'idea leghista di introdurre un sistema di reclutamento dei docenti non più su base nazionale, ma attraverso delle liste di attesa di tipo regionale che agevolino la conferma degli stessi insegnanti per più anni consecutivi. Il governo sta "ragionando - ha dichiarato il responsabile del Miur - su come garantire la continuità didattica e il miglioramento della qualità dell'insegnamento e questi temi saranno inseriti in un ddl che riguarderà il reclutamento e la valutazione degli insegnanti".Se l'ammissione del ministro ha riscosso lo scontato consenso da parte degli esponenti Carroccio - Mario Pittoni, capogruppo del Carroccio in commissione Istruzione al Senato, e primo firmatario di un ddl ispirato a norme non distanti da quelle annunciate da Gelmini, ha parlato di progetto "in dirittura d'arrivo", lo stesso non si può dire sul fronte sindacale. Le organizzazioni dei lavoratori si sono dette preoccupate per questa novità, che andrebbe a stravolgere le regole che ormai da decenni permettono a decine di migliaia di docenti e Ata di essere assegnati ad una scuola fino al termine dell'anno scolastico. La distanza, al momento, tra il pensiero del minsitro Gelmini e gli stessi sindacati è ampia: per il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima, la continuità didattica non ha nulla a che vedere con "assurde e antistoriche vicinanze tra luogo di residenza e di lavoro". Contrario anche Marcello Pacifico, presidente Anief, gli educatori in formazione, secondo il quale con questa mossa il ministro cancellerebbe in un colpo solo "le graduatorie di 400.000 precari docenti e del personale Ata".
Molto critici rispetto alle graduatorie regionali si sono detti anche i diretti interessati: i precari. Secondo Maristella Curreli, presidente dei Comitati insegnanti precari, se dovesse passare questo modello "si creeranno graduatorie non più imperniate su competenze ed esperienze ma sulle provenienze, non più sullo spessore culturale ma sulla ristrettezza e la pochezza dell'identità regionale. O, peggio ancora, provinciale. E giù giù, fino alla frazione, alla contrada, al bar o alla taverna". I precari si sentono abbandonati: se il ddl annunciato dal ministro si trasformerà in legge, in decine di migliaia, soprattutto con origini del sud, rischierebbero di ritrovarsi in graduatoria scavalcati da colleghi molto più giovani ma che hanno il merito di essere residenti nella regione dove operano.Inoltre per i candidati all'insegnamento, in diversi casi in lista da attesa da anche vent'anni, con il modello auspicato dal ministro Gelmini "il dialetto diverrà prevalente rispetto al bilinguismo europeo, come la provenienza etnica e religiosa, come la casta o il censo".
Più possibilisti, invece, rispetto al progetto ministeriale, si sono dette le associazioni dei genitori. Soprattutto perché le liste di attese regionali potrebbero favorire la continuità didattica e mettendo finalmente gli alunni al centro del progetto pedagogico. Per l'Associazione italiana genitori, l'attuazione del ddl potrà garantire il mantenimento "nell'istituto degli stessi docenti per diversi anni" comportando "una omogeneità di applicazione del Piano dell'offerta formativa dell'istituto che invece i supplenti non possono sempre garantire".

martedì 13 aprile 2010

Mantova liberata! Finalmente lombardi.

Con 46 sezioni scrutinate su 46, i risultati danno Nicola Sodano quale neo sindaco del comune di Mantova, la sua sfidante Fiorenza Brioni al 47,81%. Mantova, la roccaforte rossa della Lombardia, diventa il decimo capoluogo di provincia lombardo di centrodestra. A sorpresa, infatti, il sindaco uscente di area centrosinistra, Fiorenza Brioni, non e' riuscita a centrare la rielezione (47,81% delle preferenze), lasciando cosi' la poltrona al candidato di PDL, Lega, Pri e la civica di Benedini (apparentatasi dopo il primo turno), Nicola Sodano che, con il 52,18% dei voti e' il nuovo sindaco.
A Sodano e' quindi riuscita l'impresa di ribaltare il risultato del primo turno quando, seppur lontana dalla soglia delle maggioranza assoluta, la Brioni poteva farsi forza di un vantaggio di 5 punti percentuali (40,72% contro 35,74%).
E questo nonostante l'apporto nominale dei voti dell'Udc al sindaco uscente per effetto dell'apparentamento formalizzato in vista del ballottaggio. A determinare il risultato anche l'astensionismo: l'affluenza alle urne, gia' in calo al primo turno, aveva infatti fatto registrare un'uteriore contrazione del 10% in questa seconda tornata elettorale. Per una volta a non andare a votare sono stati gli elettori di sinistra!

sabato 10 aprile 2010

Morto il presidente polacco Lech Kazynski.

Cade aereo in Russia, 96 le vittime, decapitati vertici Polonia.

Il presidente polacco Lech Kaczynski è morto, il Tupolev 154 su cui viaggiava ha avuto un incidente in fase di atterraggio all'aeroporto di Smolensk, in Russia. A bordo 96 persone di una delegazione di autorità e ministri in viaggio per la commemorazione dell'eccidio di Katyn. Oltre ai politici sull'areo anche alcuni parenti delle vittimi del massacro, di cui ricorre il settantesimo anniversario. Decapitata la leadership, fatta eccezione del premier Donald Tusk a bordo c'erano: l'ex presidente Ryszard Kaczorowski, il governatore della Banca Nazionale Slawomir Skrzypek, il capo di stato maggiore dell'esercito Franciszek Gagor, il vice-ministro degli Esteri Andrzej Kremer, il capo dell'Istituto della Memoria Nazionale Janusz Kurtyka, il Vice-Presidente del Seimas Jerzy Zmudzinski, alcuni deputati, il candidato conservatore alle prossime presidenziali Przemyslaw Gosiewski, il vescovo cappellano dell'esercito e altri esponenti della Chiesa. Il presidente russo Dmitri Medvedev ha avviato una commissione d'inchiesta sull'incidente aereo avvenuto a Smolensk in cui ha perso la vita il presidente polacco Kaczynski e gli altri passeggeri. La commissione sarà guidata da Vladimir Putin. E' stata recuperata una delle due scatole nere del velivolo, dietro l'incidente ci sarebbe un errore del pilota. Le autorità russe avevano consigliato all'equipaggio di atterrare a Minsk o a Mosca a causa della nebbia ma il pilota ha deciso di puntare su Smolensk. Quest'aeroporto - secondo quanto ha scritto il quotidiano israeliano Haaretz - non era dotato degli speciali radar anti-nebbia. Intanto in Polonia, in seguito alla morte del presidente, i poteri sono stati trasferiti al presidente della Seima (uno dei due rami del Parlamento), Bronislaw Komorowski e verranno anticipate le elezioni presidenziali.

CHI ERA LECH KACZYNSKI
Il Presidente polacco Lech Kaczynski era nato a Varsavia il 18 giugno del 1949. Militava nel partito conservatore Prawo i Sprawiedliwosc (PiS), il cui nome significa Legga e Giustizia. E' stato sindaco di Varsavia dal 2002 fino al 22 dicembre 2005, quando era stato eletto Presidente. Fratello gemello dell'ex Primo ministro Jaroslaw Kaczynski, Lech si può distinguere dal fratello grazie ad un neo sulla guancia sinistra. Laureatosi in Legge e Amministrazione all'Università di Varsavia, nel 1976 Lech aveva ottenuto il dottorato presso l'Università di Danzica, dove ha lavorato come professore. Negli anni Settanta era stato un attivista nel movimento democratico polacco anticomunista. Nell'agosto 1980 era diventato un consulente del comitato per gli scioperi del Porto di Danzica e del movimento Solidarnosc. Nel periodo della legge marziale introdotta dai comunisti nel dicembre 1981 era stato internato perché classificato come elemento anti-socialista. Lech è sposato ed è padre di una figlia. Sembra che anche la moglie fosse a bordo dell'aereo che è precipitato in fase di atterraggio all'aeroporto militare di Smolenk. Il presidente polacco stava recandosi a Katyn per rendere omaggio alle vittime dell'eccidio.

Rush finale per lo scudo fiscale.

C’è tempo fino al 30 aprile. Data fissata anche per rimediare alle omissioni di lavoratori dipendenti e pensionati.

Scade il 30 aprile il termine per procedere al pagamento dell’imposta del 7% per sanare le attività detenute alla data del 31 dicembre 2008 all’estero in violazione delle regole sul monitoraggio fiscale. Inoltre, sempre entro la fine di aprile, i lavoratori dipendenti e pensionati che hanno omesso di compilare il quadro RW nel modello Unico 2009, potranno rimediare a un costo di soli 21 euro.
Vediamo in sintesi quali sono i tempi le modalità dell’operazione scudo fiscale che è iniziata lo scorso 15 settembre 2009.
1) Rimpatrio giuridico: l’operazione può essere effettuata anche mediante la stipula di un mandato ad amministrare il bene senza che sullo stesso vi sia l’intestazione fiduciaria.
2) Scadenza: si chiude il 30 aprile, entro questa data deve essere corrisposta l’imposta straordinaria del 7%.
3) Cause ostative: in presenza di ostacoli che non consentono il perfezionamento di tutto e le operazioni correlate allo studio, è possibile arrivare al 31 dicembre 2010, sempre che sia rispettata la data del 30 aprile per il pagamento dell’imposta straordinaria.
4) Nessun accertamento: lo scudo assicura – sino agli importi indicati nella dichiarazione riservata – la copertura da accertamento e sterilizza il raddoppio dei termini di accertamento per la presunzione di redditività estera e per le violazioni sul monitoraggio fiscale.

martedì 6 aprile 2010

La Lega all'attacco. E Maroni stuzzica Napoli.

Milano? La città-simbolo con un sindaco, Letizia Moratti, criticata anche dalla coalizione che l'appoggia? "Bossi si è già prenotato" - dice Maroni - " ma si vota a maggio del 2011 e fino ad allora ce n’è di tempo. Si voterà anche a Napoli". Ussignur, un candidato leghista a sindaco sotto il Vesuvio? "Perché no, non è detto che non ci facciamo un pensierino. Almeno cominceremo a far funzionare qualcosa".
La frase di Maroni è destinata a creare clamore. Del resto, durante l'ultima puntata de L'infedele, il sindaco di Verona Flavio Tosi ha chiaramente detto che il concetto di Padania è un concetto di buon governo locale e rispetto delle tradizioni, a nord o a sud del Po fa lo stesso. Alla domanda di Gad Lerner "la Padania quindi può essere anche il Sud e le isole?" Tosi ha risposto "Certamente". Più chiaro di così...

Maroni: Priorità riforme, semipresidenzialismo e giustizia.

Riforma Costituzionale che "tocca alla Lega" fare, semipresidenzialismo alla francese, "subito" il taglio dei parlamentari. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni elenca le priorità del Carroccio e anticipa in una intervista a Il Corriere della Sera quello che la Lega chiederà questa sera nel corso dell'incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il premier da oggi aprirà infatti il percorso delle riforme, prima con l'incontro con Umberto Bossi, e domani con Gianfranco Fini, e con la riunione del'Ufficio di presidenza del Pdl. La Lega non chiede "né posti né nuovi assetti di governo", ma "che sia affidato a Umberto Bossi e Roberto Calderoli il compito di formulare una proposta di grande riforma della Costituzione disegnando il nuovo assetto costituzionale e federale. Credo - spiega il ministro dell'Interno - che la Lega lo meriti, che sia il riconoscimento del nostro straordinario successo. Siamo pronti e soprattutto abbiamo la capacità di farlo". Tra le priorità, Maroni elenca "Senato federale e nuova riforma del titolo quinto che va cambiato perché il sistema di competenze concorrenti tra Stato e Regioni ha creato un guazzabuglio con conflitti continui davanti alla Corte Costituzionale. Poche materie esclusive allo Stato, tutto il resto alle Regioni". E la riduzione dei parlamentari "si deve fare subito". Il modello di presidenzialismo è quello "alla francese - prosegue - Se sono chiare le competenze del Governo e delle Regioni, assegna il giusto potere a chi viene eletto direttamente dal popolo e deve poterlo esercitare". La sfida, dice Maroni, è fare approvare la riforma costituzionale "dai due terzi del Parlamento e riusciremo a vincerla. Noi apriremo il confronto con le opposizioni, con la società civile, con la magistratura". Il Pd "è per noi un interlocutore indispensabile". E in tema di giustizia, dice il ministro, "sono convinto che si debba arrivare ad una vera separazione delle carroiere e all'eliminazione del principio dell'obbligatorità dell'azione penale".

venerdì 2 aprile 2010

Ru486, la Lega alza le barricate. La Chiesa plaude.

Una levata di scudi contro la pillola abortiva Ru486, che da ieri può essere distribuita in Italia, è giunta dalla Lega Nord. Una bocciatura che è arrivata dal Carroccio e in particolare da due esponenti di spicco, i neoeletti governatori di Veneto e Piemonte, Luca Zaia e Roberto Cota che si sono schierati contro la distribuzione del farmaco, ottenendo il plauso della Chiesa, attraverso le parole del presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella. Il tema dell'aborto ha, però, diviso il centrodestra e in particolare il Pdl dove ieri sono emerse sensisbilità e convinzioni diverse. Da una parte chi, come il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, si è detto "in difesa della vita" e contrario alla Ru486 perché "scarica sulla donna tutto il peso di questa esperienza traumatica". Dall'altra Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, che "da donna e da madre" afferma che "davanti a una figlia maggiorenne che volesse decidere per un'interruzione di gravidanza, prima di tutto cercherei in tutti i modi di convincerla a non farlo ma se lei scegliesse comunque quella strada, credo che sarebbe ingiusto impedirle l'accesso a un intervento non cruento, naturalmente in regime ospedaliero e sotto stretto controllo medico". Infine la Prestigiacomo è convinta che "prevarrà la responmsabilità" e che i governatori "rispetteranno la legge".
Anche il Papa Benedetto XVI è entrato nel dibattito ieri affermando nel giorno del Giovedì santo che "è importante per i cristiani seguire il diritto, che è il fondamento della Pace. Anche oggi è importante per i cristiani non accettare un'ingiustizia che viene elevata a diritto", ha aggiunto parlando "di uccisione di bambini innocenti".

giovedì 1 aprile 2010

Vivere con 15mila euro all'anno...

La metà degli italiani dichiara al fisco un reddito annuo non superiore a 15mila euro. Lo dice il dipartimento delle finanze del ministero dell'Economia, che ha reso pubbliche le prime statistiche sulle dichiarazioni Irpef presentate nel 2009: "circa la metà dei contribuenti dichiara non oltre 15mila euro annui e circa due terzi non più di 20mila euro".Inoltre meno dell'1% dei dichiaranti, 418 mila su 41,8 milioni, supera i 100mila euro, pagando il 18% del totale dell'imposta. Il 52% è pagato invece dal 13% dei contribuenti con redditi oltre i 35mila euro.Il reddito medio è di 18.873 euro, per un'imposta netta media di 4.700 euro. La Lombardia conferma il primato per il reddito complessivo medio più alto (di 22.540 euro). In fondo alla classifica c’è la Calabria con 13.470 euro. In relazione all'imposta netta, invece, il valore medio maggiore è quello del Lazio (5.740 euro), il minore quello della Basilicata (3.370 euro).Diminuisce il numero delle partite Iva a causa dell’introduzione del regime dei contribuenti minimi. In raffronto al 2007 le dichiarazioni Iva sono calate del 7,7%, pari a 5,259 milioni. Di queste, il 60,7% proviene da persone fisiche, il resto da società ed enti. Anche se il volume d'affari totale mostra un leggero aumento +0,6% (3.390 miliardi euro), mentre l'Iva di competenza cala dell'1,5% (78,675 miliardi euro).La distribuzione per natura giuridica, conferma che le società di capitali, pur rappresentando solo un quinto dei contribuenti, dichiarano l'83% del volume d'affari e il 74% dell'imposta. L'analisi settoriale mostra il primato del settore del commercio per numero di contribuenti (25%) e imposta dichiarata (34,8%), mentre il settore manifatturiero è primo per volume d'affari (30,4%).

Cota: "La pillola abortiva deve marcire nei magazzini!"

Il neo presidente del Piemonte Roberto Cota boccia la pillola: "Resterà nei magazzini". E il sottosegretario Roccella aggiunge: "Il farmaco ha molti effetti collaterali".

Arriva oggi in Italia la pillola abortiva, Ru486, che sarà distribuita nel nostro paese dall'azienda produttrice francese Exelgyn. E già si annuncia polemica."L'aborto con la Ru486 deve essere messo sullo stesso piano di quello chirurgico: non è più facile, anzi è piu complesso e molto doloroso", ha detto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. "L'aborto non è una vittoria - ha aggiunto -. In questo Paese siamo riusciti a far diminuire costantemente gli aborti ormai da più di vent'anni tanto che l'Italia è in controtendenza rispetto a tutti i Paesi d'Europa. Questo farmaco non è un farmaco meraviglioso, ha molti effetti collaterali e secondo il Consiglio superiore di sanità va assunto con il ricovero: c'è la possibilità di scavalcare la legge 194, che è una buona legge e vogliamo che sia applicata interamente". In ogni caso, ha annunciato il sottosegretario, "per arrivare comunque a un'applicazione omogenea della legge 194 e delle indicazioni del Consiglio superiore di sanità, al ministero della Salute nei prossimi giorni si insedierà una commissione per predisporre linee guida per l'uso della pillola abortiva Ru486 e per il relativo monitoraggio".Altra bocciatura arriva dal neo presidente del Piemonte, Roberto Cota. Le pillole che Mercedes Bresso aveva ordinato e che sono già arrivate in Piemonte, infatti, potrebbero essere destinate a restare in magazzino. "Per quanto potrò fare io, resteranno in magazzino", ha affermato il leghista Cota. La pillola, dal nome commerciale di Mifegyne, è in commercio da più di venti anni in 30 paesi nel mondo e, rileva la casa produttrice, è stata utilizzata da più di un milione e mezzo di pazienti. In Italia è stata autorizzata dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ad esclusivo uso ospedaliero. (Apcom)

Il leghista Roberto Cota