giovedì 15 dicembre 2011

Arriva la tassa sul prelievo di contante in banca.




Pochi, maledetti ed elettronici. I soldi, uno dei punti cardine della manovra salva-Italia. La questione fondamentale è: contante sì o no? O meglio, quanto? Stiamo parlando della soglia massima di utilizzo delle banconote per consentire la tracciabilità dei pagamenti. La manovra per ora fissa questo limite a 1.000 euro ma c'è chi ipotizza e auspica che il tetto massimo per pagare in contanti possa scendere a 500 euro. Tra i primi a battere questa strada c'è la Banca d'Italia che vuole ritirare dal mercato la banconota da 500 euro. Una precondizione necessaria per abbassare la soglia a questo livello. Per chi preleva il contante allo sportello fisico di una banca, anziché dal bancomat, deve cambiare abitudini. A meno che preferisca pagare la cosiddetta tassa sul contante. Infatti molti istituti prevedono l’applicazione di un’imposta sui prelievi allo sportello. Per esempio ai correntisti della Bnl sono appena arrivate le lettere con cui si comunica che, a partire dal 18 aprile, per ogni prelievo di liquidi in agenzia, inferiore ai 2mila euro, dovranno versare 3 euro.



Pratica che si sta diffondendo su altre banche come Mps, Unicredit, Popolare di Milano, Ubi e Cariparma. In media i costi per un prelievo di denaro allo sportello variano da uno a 3 euro.


L’imposizione delle commissione colpirà soprattutto quelle fasce della popolazione poco abituate a usare gli strumenti elettronici, come gli anziani, alle prese peraltro con le nuove regole sulle pensioni. L’operazione è giudicata in linea con le indicazioni dell’Abi e dalla Banca d’Italia, che puntano a ridurre l’uso del contante, rendendolo più caro.

martedì 6 dicembre 2011

Manovra Monti: stangata sulle pensioni.

Da gennaio 2012 tutti i lavoratori avranno il contributivo. Verso la fine anche dell’anzianità.


Con la manovra Monti scompare definitivamente il sistema retributivo. L'estensione a tutti del sistema di calcolo contributivo rappresenta una novità importante e un passo decisivo verso l'armonizzazione delle regole. In pratica gli assegni dipenderanno dal livello dei versamenti accantonati e non dal livello delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro.



La pensione di anzianità a qualsiasi età si raggiungerà a 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne. La convergenza tra uomini e donne per l'età di vecchiaia a 66 anni (che per gli uomini è prevista fin dal 2012) sarà raggiunta nel 2018.



L'adeguamento delle pensioni in essere all'inflazione sarà congelato per il 2012 ma saranno salve le pensioni al minimo. In particolare a rivalutazione piena rispetto all'inflazione nel 2012 sarà prevista solo per le pensioni fino a 486 euro. Ci sarà una rivalutazione parziale per quelle tra 486 euro e 936 euro al mese mentre per gli assegni superiori ci sarà il totale congelamento rispetto all'inflazione.



In sintesi ecco cosa cambia:


Lavoratore dipendente con 35 anni di contributi e 61 anni di età nel 2012, ha iniziato a lavorare a 26 anni (chi matura i requisiti nel 2011 può andare in pensione con le vecchie regole ma con pensione decurtata del 3% per ogni anno di anticipo rispetto a 63 anni).


Vecchie regole: anzianità con soglia minima nel 2012 a 60 anni e quota 96 (età anagrafica e contributiva). Con le finestre aspettava 1 anno e andava in pensione di anzianità con 36 anni di contributi e 62 anni di età.
Nuove regole: soglia di anzianità a 42 anni e un mese per gli uomini e a 41 per le donne (oppure in alternativa pensione di vecchiaia). Aspetta altri 4 anni e 7 mesi se uomo, altri 3 anni e 6 mesi se donna e va in pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi se uomo, a 65 anni e 6 mesi se donna.



Lavoratore dipendente con 36 anni di contributi e 60 anni di età nel 2012, ha iniziato a lavorare a 24 anni (chi matura i requisiti nel 2011 può andare in pensione con le vecchie regole ma con pensione decurtata del 3% per ogni anno di anticipo rispetto a 63 anni).


Vecchie regole: anzianità con soglia minima nel 2012 a 60 anni e quota 96 (età anagrafica e contributiva): aspettava 1 anno con le finestre e andava in pensione di anzianità con 37 anni di contributi e 61 anni di età.
Nuove regole: soglia di anzianità a 42 anni e un mese per gli uomini e a 41 per le donne (oppure in alternativa pensione di vecchiaia). Aspetta altri 5 anni e 7 mesi se uomo, altri 4 anni e 6 mesi se donna e va in pensione di vecchiaia. Oppure aspetta 6 anni, se uomo, 5 se donna e vai in pensione di vecchiaia. Oppure aspetta un altro anno se è donna e va in pensione decurtata.



Lavoratore dipendente con 40 anni di contributi nel 2012, ha iniziata a lavorare a 18 anni ((chi matura i requisiti nel 2011 può andare in pensione con le vecchie regole ma con pensione decurtata del 3% per ogni anno di anticipo rispetto a 63 anni).


Vecchie regole: anzianità con soglia minima nel 2012 a 60 anni e quota 96 (età anagrafica e contributiva). Aspetta 1 anno – grazie alla finestra – e andava in pensione di anzianità con 41 anni di contributi e 59 anni di età.


Nuove regole: soglia di anzianità a 42 anni e un mese per gli uomini e a 41 per le donne (oppure in alternativa pensione di vecchiaia). Aspetta 1 altro anno se uomo e va in pensione di anzianità con 42 anni di contributi e 60 anni di età. Oppure aspetta solo 1 anno (come prima) se donna e va in pensione di anzianità con 41 anni di contributi (e 59 anni di età).


lunedì 5 dicembre 2011

MONTI: RIVALUTAZIONE DELLE RENDITE

Applicando le nuove aliquote Imu alle rendite cosi rivalutate, l'imposta schizza in alto. Secondo una stima fatta dal Corriere della Sera "chi possiede una ampio trilocale in una zona semicentrale di Milano e vi risiede potrebbe trovarsi a pagare l'anno prossimo da un minimo di 213 a un massimo di 1.038 euro. Se in quella stessa abitazione non risiede, non pagherà più 645 euro come quest'anno, ma dovrà preparasi a fare fronte a un minimo di 949 euro, sborsando 304 euro in più rispetto al 2011, a un massimo di 2.188, con un aggravio di 1.543 euro".



L'unico vantaggio è che la rendita rivalutata serve per il calcolo dell'Imu ma non incide sull'Irpef che si paga per le seconde case (come sarebbe invece se venissero ricalcolati gli estimi). Come ha detto il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli, è come se si fossero rivalutati gli estimi di un buon 60%. In realtà una vera rivalutazione degli estimi catastali sarebbe una manovra più equa ma più lunga e difficile da applicare nel breve tempo. E l'urgenza purtroppo è la cifra di questa manovra. La tariffa d'estimo è una valutazione più precisa dell'immobile relativo al comune e alla zona specifica, nonché alla tipologia dello stesso. Gli estimi sono fermi a decenni fa, quando l'impianto delle grandi città (soprattutto) e i conseguenti valori di mercato erano ben diversi. Si pensi, ad esempio, alle ex periferie ora diventate zone semi-centrali grazie all'espansione delle metropoli e allo sviluppo dei collegamenti (metrò, treni urbani ecc.). O a quelli che una volta erano quartieri popolari e ora sono diventate zone alla moda le cui quotazioni sono aumentate a dismisura.



La rivalutazione delle rendite previste nella manovra avvicina i valori fiscali delle case a quelli di mercato che secondo l'Agenzia del territorio sono in media 3,5 volte più alti con punte di 7-10 volte nelle grandi città. Ma è un aumento secco e generalizzato che non risolve le disparità di valore tra un immobile e l'altro.

martedì 25 ottobre 2011

Blog chiuso....

Cari amici, questo è l'ultimo post di questo Blog.























Ho deciso di non rinnovare la tessera del PDL.
Dopo 12 anni di militanza ho detto: "Basta!".
Troppi scandali, troppi ritardi, troppo tardi!
Il partito così come si è evoluto non mi piace più.
Mi spiace solo per il gruppo di amici che ho conosciuto in questi anni e che non frequenterò più.

Comunque tanti auguri a chi deciderà di continuare nella militanza.

Cordialmente vi saluto.

Gabriele

venerdì 30 settembre 2011

Santo Versace lascia il PDL.

È lapidario Santo Versace, nel suo abbandono al partito. "Stamattina ho lasciato il Pdl, è il mio regalo per Berlusconi". Si iscriverà al gruppo misto. L'annuncio questa mattina, durante Un giorno da pecora, la trasmissione di Radio due. Le dimissioni sono già nelle mani di Fabrizio Cicchito e del presidente della Camera Gianfranco Fini. "È una decisione che è arrivata oggi ma che maturavo da tempo", spiega Versace ai microfoni di Radio due. "A me piace lavorare, e nel Pdl non hanno bisogno di uno che lavora", spiega polemicamente l'ex deputato del Pdl. E ricorda che lui, in fondo, lavora "solo" dal 1950 e quindi probabilmente non ha abbastanza esperienza per insegnare a nessuno come si faccia a lavorare.

lunedì 19 settembre 2011

Silvio Berlusconi al direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara.

Caro direttore,


è vero, come Lei scrive, che il mio comportamento, così come descritto dai giornali in questi giorni, appare scandaloso. Ma il mio comportamento non è stato assolutamente quello che viene descritto ed io Le confermo, come ho già avuto modo di dirLe, che non ho fatto mai nulla di cui io debba vergognarmi. E' invece, per fare un esempio, del tutto inaccettabile e addirittura criminale che persone che sono solo state presenti a mie cene con numerosi invitati siano marchiate a vita come “escort”. Mi dispiace anche, per fare un altro esempio, dei falsi pettegolezzi che sono stati creati grazie ai soliti brogliacci telefonici sulla signora Arcuri, che è stata invece mia ospite inappuntabile in Sardegna e a Palazzo Grazioli.


Non ho affatto intenzione di respingere una richiesta di testimonianza, che è mio interesse rendere, tanto che ho già inviato una dichiarazione scritta ma che ha, così come congegnata, l’aria di un trappolone politico-mediatico-giudiziario. Pretendo però come ogni cittadino che i magistrati rispettino anche loro la legge. Da tre anni sono sottoposto a un regime di piena e incontrollata sorveglianza il cui evidente scopo è quello di costruirmi addosso l’immagine di ciò che non sono, con deformazioni grottesche delle mie amicizie e del mio modo di vivere il mio privato, che può piacere o non piacere, ma che è personale, riservato e incensurabile. Il problema però è che da tre anni è in atto un mascalzonesco tentativo di trasformare la mia vita privata in un reato. Ed è questo uno scandalo intollerabile da parte di un circuito mediatico e giudiziario completamente impazzito di cui nessuno sembra preoccuparsi e di cui nessuno si scusa.


Questo incommensurabile scandalo non riguarda solo me. Decine, centinaia di persone sono esposte al ludibrio e al linciaggio, senza alcuna remora sia quando si tratti di gente comune o di personalità della vita pubblica e di questioni di bottega domestica sia perfino quando si tratti di vicende che determinano lo status del Paese sulla scena internazionale. Non è mai successo prima.


Nessun uomo di Stato è stato fatto oggetto di una aggressione politica, mediatica, giudiziaria, fisica, patrimoniale e di immagine come quella a cui sono stato sottoposto io. È un trattamento inaccettabile, che si accompagna a una campagna di delegittimazione che punta a scardinare il funzionamento regolare delle istituzioni per interessi fin troppo chiari. La campagna si è intensificata quando ho vinto le elezioni per la terza volta, quando il sistema è stato semplificato e reso più trasparente in senso bipolare, quando si è capito che era alle porte una legislatura aperta alle riforme necessarie alla crescita di questo Paese e alla sua modernizzazione. Missione difficile per la quale ho cercato di mettere in campo gente nuova, estranea ai vecchi giochi dell’establishment, gente giovane e votata al “fare”. Questa campagna non è mai finita, si è nutrita di attacchi a me, al mio partito, ai miei uomini, ai miei ministri, alla generazione di giovani che ho promosso in politica, e si è sparso su tutti il magma eruttivo dello scandalismo per ridurre in cenere una alta popolarità e una grande speranza. Sfruttando ogni aspetto della mia vita privata e della mia personalità, cercando di colpirmi definitivamente con mezzi diversi da quelli della critica politica e della verifica elettorale.


Lei dice bene: Berlusconi è uno scandalo permanente, perché è scandalosa la pretesa di governare stabilmente un Paese con il mandato degli italiani, è scandaloso che un imprenditore rubi il mestiere a una classe politica fallimentare, è scandalosa la pretesa di fronteggiare la grande crisi mondiale con mezzi e con propositi diversi da quelli tradizionali. Ho presentato il mio governo alle Camere nel 2008 chiedendo uno sforzo comune per la crescita e proponendo una fase nuova e pacificata nella vita nazionale dopo le drammatiche divisioni del passato e l’imbarbarimento del linguaggio e dei metodi politici. Ho cercato di fare il mio dovere e di riunificare il Paese, come con il discorso di Onna il 25 aprile. Ho ammonito tutti, nel gennaio di quest’anno, sulla necessità di arrivare alla primavera-estate, mentre nuove regole e parametri incombevano sul sistema finanziario europeo e mondiale, con la più grande frustata della storia al cavallo dell’economia.


Non tutto quello che in politica si vuole è poi possibile ottenerlo, e non nego anche miei possibili errori. Ma l’obiettivo di distruggere un uomo politico e una leadership, usando mezzi impropri e di dubbia legalità, come ha fatto e fa il circuito mediatico-giudiziario, costituisce un tentativo che sa di profonda, radicale ingiustizia e che va combattuto per la libertà di ciascuno di noi.


Io non mollo, caro direttore. Per quanto lo spionaggio sistematico e l’accanimento fazioso mi abbiano preso di mira, e con me vogliano arrivare a pregiudicare l’autonomia e la sovranità del Parlamento e del popolo elettore, c’è ancora in questo Paese, in questa Italia che amo e che è stata divisa da una partigianeria senza principi, un’opinione pubblica, un insieme di persone e di gruppi leali allo spirito repubblicano, una maggioranza di italiani che non sono disponibili ad avventure e a nuovi ribaltoni decisi nei salotti, nelle redazioni e in certi ambienti giudiziari.


Il mio appello è a tutte le persone e le forze responsabili, e non deriva da interesse personale. È un appello in nome dei valori di libertà, di autonomia e di indipendenza dell’individuo di fronte allo Stato, un monito che viene raccolto ogni giorno da molti e il cui frutto sarà pronto per il giudizio dei cittadini quando si terranno, nel 2013, le prossime elezioni politiche.


Alcuni circoli mediatico-finanziari anglofoni mi hanno giudicato inadatto a governare l’Italia ma gli italiani sono stati di diverso parere, e ho dalla mia, dal tempo in cui entrai in politica, risultati che saranno scritti nei libri di storia. Saranno ancora una volta gli italiani, e poi gli storici, a dare il loro giudizio su un Paese in cui si fanno centomila e poi altre centomila intercettazioni ancora per devastare attraverso i media il lavoro quotidiano di chi ha avuto l’investitura democratica per guidare l’Italia in questi anni difficili.


venerdì 9 settembre 2011

Bonus bebè, tre mesi di tempo per la restituzione...






Tre mesi di tempo per restituire senza aggravio i bonus bebè illecitamente percepiti. Sono ottomila le famiglie interessate. L’agevolazione pari a mille euro era stata data in seguito a quanto previsto dalla Finanziaria 2006. Il bonus era consegnato per ogni figlio nato o adottato nel 2005 o per ogni secondo o ulteriore figlio nato o adottato nel 2006.


In questi giorni sono in arrivo le lettere dell'amministrazione che contestano l'incasso dell'assegno per aver autocertificato in maniera sbagliata il proprio reddito. L’ultima versione della manovra correttiva ha allungato i termini per la restituzione da 30 giorni a tre mesi.


La contestazione arriva dopo che l’amministrazione finanziaria ha verificato inesattezze sulla autocertificazione del reddito, fissato alla soglia di 50mila euro per famiglia.


Molte famiglie hanno commesso svariati errori. Come quello di indicare il reddito netto, altri hanno messo solo il reddito da lavoro dipendente senza indicare altre voci, come la casa. Altro errore è stato quello di inserire nel nucleo anche i familiari non a carico che, invece, non rientrano nella composizione della famiglia (composta, ai fini di legge, da familiari a carico e coniuge – non separato – del dichiarante).


Così, l'amministrazione chiede ora la restituzione entro tre mesi del bonus da mille euro ingiustamente incassato, e, nei casi in cui il giudice penale accerterà che c'è stata falsa autocertificazione, il versamento di 3mila euro (il triplo del beneficio ottenuto) come sanzione amministrativa.




mercoledì 29 giugno 2011

Aggredito consigliere PDL

Lite in sala giunta a Mantova


La riunione in sala giunta tra i consiglieri di Lega e Pdl, che ha ritardato l’avvio del consiglio comunale, è stata molto tesa. Al di là della posta in palio (l’uscita dall’aula per protesta contro l’atteggiamento dei consiglieri dell’area Benedini sul parcheggio ex Comated), sul tavolo c’erano anche tensioni pregresse. E così, è scoppiato un violento litigio tra i due pidiellini Romano e Germiniasi. Il primo era stato accusato dal secondo di essere la talpa del gruppo che passa informazioni riservate ai giornali. «Romano mi ha messo le mani alla gola ma io non ho reagito. E tutti i consiglieri lo possono testimoniare» ha detto in serata un ancora scosso Germiniasi. Che sta valutando un’azione legale nei confronti del collega.

mercoledì 15 giugno 2011

lettera di una simpatizzante delusa.

Una domanda ai vertici del Pdl mantovano


Mi sia consentito porre una domanda ai vertici del partito del popolo della libertà di Mantova.


Come conseguenza del disastroso risultato conseguito alle recenti elezioni provinciali, della sconfitta subita in alcuni comuni della nostra provincia (Revere, Marcaria..) per quale motivo non si presentano dimissionari il Coordinatore e chi aveva compiti organizzativi diretti?


La Lega oggi è pure diventata il primo partito della coalizione, un fallimento totale.


Vige un principio oggettivo per chi ha dirette responsabilità che solo nella nostra provincia non si vuole applicare: il capo paga in solido con le proprie dimissioni.


Carlo Maccari è il Coordinatore provinciale, lo si evince dai quotidiani locali: bene, non ci risulta che abbia fatto l'autocritica propria di chi ha fallito ed anzi lo leggiamo colpevolizzare il candidato della Lega Nord Gianni Fava a cui va tutta la nostra solidarietà.


Da cittadina mantovana con grande perplessità e tristezza ho ravvisato la totale solitudine del sindaco Sodano dinnanzi alle fibrillazioni interne la sua maggioranza.


Elemento di grande destabilizzazione è stato Giampaolo Benedini, assessore ai voli pindarici. Pure qui una responsabilità storica diretta ce l'ha Carlo Maccari che dopo averlo sostenuto strenuamente come candidato sindaco i bene informati dicono che gli ha avrebbe pure fatto campagna elettorale a favore alle recenti provinciali.


Se così fosse (attendiamo smentite) egli non sarebbe in pieno conflitto d'interesse politico col suo partito? Si legga a tal riguardo la rivista che Maccari edita, "Il nocciolo", nelle due pagine centrali troverete un peana della lista Benedini competitrice del PDL. Come se Silvio Berlusconi tifasse per i cugini dell'inter in un bel finale di campionato.


Roba da matti.


Giulia Invernizzi

venerdì 10 giugno 2011

Pisapia presenta la giunta. Ma cosa c'entra Tabacci??

Ma è ancora vivo Tabacci? E' proprio vero che l'erba cattiva non muore mai! E' il "nuovo" che avanza...


Spazio a i giovani... Grande Pisapia!!


Il nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha annunciato la composizione della sua Giunta fatta di sei donne e altrettanti uomini. Il suo vice sarà Maria Grazia Guida con deleghe a Educazione e Istruzione, Rapporti con il Consiglio comunale e Attuazione del programma. Daniela Benelli sarà assessore per l'Area metropolitana, il decentramento e i servizi civici. Chiara Bisconti ha ottenuto le deleghe per Benessere, Qualità della vita e Sport, mentre a Stefano Boeri vanno quelle per la cultura, l'Expo, la Moda e il Design.


Cinque assessori su dodici sono rappresentanti del Partito democratico. Ecco gli altri incarichi: Lucia Castellano sarà assessore alla Casa e ai Lavori pubblici, Franco D'Alfonso andrà al Commercio, alle Attività produttive e al Turismo. L'Urbanistica è stata assegnata a Lucia De Cesaris, la Sicurezza a Marco Granelli, le Politiche sociali e i Servizi per la salute a Pierfrancesco Majorino, la Mobilità e l'Ambiente a Pierfrancesco Maran, il Bilancio a Bruno Tabacci (???) e le Politiche per il lavoro, lo Sviluppo economico e l'Università a Cristina Tajani.


Il nuovo sindaco, Giuliano Pisapia, ha premesso di non avere "battuto i pugni" per imporsi davanti alle richieste dei partiti e negato riunioni fino a tarda notte con i suoi rappresentanti. "Non è nel mio stile e non ce n'è stato bisogno perché il rapporto con la città e i partiti è stato molto utile e sereno. Ho trovato una coalizione molto unita che, come in campagna elettorale, ha guardato agli interessi della città, prima che a quelli dei singoli. Ho ascoltato tutti e ho preso le mie decisioni in autonomia di cui mi prendo la responsabilità".


Il sindaco si è detto quindi "molto soddisfatto" della squadra e ha aggiunto di essere "fiero che in meno di dieci giorni, nonostante i tanti problemi già affrontati e risolti, posso presentare una giunta figlia di una grande stagione di partecipazione che ho vissuto da undici mesi a questa parte, da quando cioè è iniziata la mia campagna elettorale".


martedì 7 giugno 2011

stralcio intervista a Formigoni




Nuovo statuto PDL?


«Sarà il consiglio nazionale a cambiare lo statuto. Ho proposto che si proceda rapidamente all’elezione dei coordinatori cittadini e provinciali, visto che dal 2008 non abbiamo mai tenuto alcun congresso».


Primarie per i vertici del partito?


«Alfano mi ha rubato lo slogan “primarie per tutti”. Vedo che qualche altro amico di partito, come Mantovani, è più riluttante. È legittimo anche il suo pensiero, discutiamone. Ma le elezioni dei coordinatori devono avvenire entro luglio, al massimo la prima domenica di ottobre. È da tre anni che abbiamo promesso ai nostri sostenitori congressi congressi congressi».


Molti elettori del Pdl non sono andati a votare alle elezioni. Crede che si muoverebbero per le primarie?
«Le primarie sono uno scossone, danno il senso di un partito che ha capito quel che è avvenuto e che cambia profondamente. In tutto il mondo coinvolgere gli elettori nelle cose che riguardano il partito è il modo di farli sentire responsabili. Noi chiedevamo ai nostri elettori solo di venire a distribuire i volantini. I nostri iscritti si sono un po’ rotti. Bisogna coinvolgerli nelle scelte che contano».


lunedì 6 giugno 2011

Ritorna l'ICI: esente l'abitazione principale.

E’ previsto per il 16 giugno l’appuntamento con l’acconto Ici. L’importo da pagare è pari al 50% dell’imposta dovuta per l’intero anno, calcolata sulla base di aliquote e detrazioni del 2010.


Dal pagamento sono escluse le abitazioni principali, mentre restano soggette al tributo le abitazioni principali con categoria catastale A/1 (“Abitazioni in ville”), A/8 (“Abitazioni in ville”) e A/9 (“Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici”).


Dunque a essere soggetti all’Ici sono poi tutti gli immobili abitativi diversi da quelli utilizzati come abitazione principale (concessi in locazione, utilizzati come seconde case ecc.) nonché tutti gli immobili non abitativi (uffici, negozi).


In caso di mancato versamento entro il 16 giugno, è possibile, se si paga entro il 16 luglio, applicare la nuova sanzione ridotta pari al 3% dell'imposta dovuta (la sanzione ordinaria è del 30%), più gli interessi. Se si paga entro un anno, si applica invece la nuova sanzione ridotta del 3,75%.


sabato 4 giugno 2011

Angelino Alfano indicato segretario politico del Pdl

L’Ufficio di presidenza del PDL ha indicato Angelino Alfano come segretario politico del nostro movimento.
Un Consiglio nazionale in questo mese sancirà la modifica dello Statuto che farà di Alfano ufficialmente la guida politica del Popolo della Libertà. Ai tre coordinatori Bondi, La Russa, Verdini, saranno affidate deleghe organizzative legate alla filosofia dei nostri valori, alla propaganda e all’organizzazione.


Silvio Berlusconi ha osservato che la nomina di Angelino Alfano a segretario politico nazionale del Pdl serve per ridare slancio al partito e per recuperare il consenso nell’elettorato: Alfano é giovane e ha fatto bene come ministro ed è ben voluto da tutti.


Angelino Alfano, che intende dimettersi "entro pochi giorni" da ministro della Giustizia, ha commentato:
"Da oggi si riparte e l’obiettivo è vincere le Politiche del 2013. Non sarà un percorso facile, ma chi ritiene di avere un percorso facile si illude. Con un sorriso ironico abbiamo preso atto che la sinistra, avendo vinto in due città - e il Pd con due candidati che non voleva - chiede le dimissioni del governo. E’ come se una squadra chiede di sospendere la partita mentre è in vantaggio al sessantacinquesimo minuto: noi contestiamo che lo siano, ma già questa cosa è paradossale".

martedì 31 maggio 2011

Il perché della sconfitta.

Il centrodestra, se le proiezioni non verranno smentite, ha perso e non è certo una sorpresa. Ora si tratta di analizzare le ragioni della sconfitta. A caldo ne individuo tre.


1 Comunicazione disastrosa. Questa campagna elettorale verrà ricordata come la peggiore della Seconda Repubblica, soprattutto a Milano. La Moratti è riuscita a sbagliare tutte le mosse. Per vincere bisogna avere un candidato forte e un'idea vincente. Obama e Yes We Can, Sarkozy e Insieme tutto è possibile. La Moratti, in partenza, era debole in quanto giudicata antipatica dalla maggior parte dei milanesi. Avrebbe dovuto compensare la sua evidente impopolarità con uno slogan vincente o vantando il buon governo della città. Ma non ha trovato lo slogan e non è riuscita a dimostrare di aver fatto grandi cose per la città; così, nel subconscio degli elettori è rimasta l'antipatia e un'impalpabile diffidenza, che le sue ripetute gaffe hanno accentuato. Quella sulla condanna di Pisapia le è costato il primo turno, ma nelle ultime due settimane la Moratti non ne ha azzeccata una. Come si fa a recarsi, non invitata, a una manifestazione di disabili, indetta per sostenere Pisapia? C'è da stupirsi se finisce a fischi e ululati? Che senso ha inviare all'ultimo giorno di campagna una lettera di scuse a Pisapia, ma in forma privata, meravigliandosi che questi si rifiuti di renderla pubblica? Rinnegando l'Ecopass, promettendo di cancellare le multe e firmando accordi clientelari con i taxisti si comunica disperazione, volubilità, non la solidità richiesta dai milanesi. Sia chiaro: Pisapia era un candidato debolissimo. Ha vinto perché ha trovato di fronte a sé un candidato ancor più debole di lui. E perché i suoi consulenti hanno condotto una campagna elettorale ben calibrata sia nei toni che nelle argomentazioni.


2 Il fattore Berlusconi. Per anni il Cavaliere ci ha abituati a campagne elettorali strepitose. Come comunicatore di solito è un fuoriclasse, come riconoscono anche i sinistri intellettualmente onesti. Però in questa campagna è mancato il suo guizzo vincente; anzi la sua visione di gioco. Per la prima volta dal '93 ha sbagliato i tempi della partita, mostrandosi o troppo aggressivo o troppo rassicurante e rimanendo a lungo in silenzio, proprio quando, all'indomani del risultato del primo turno, i suoi estimatori aspettavano ansiosamente che battesse un colpo, che imprimesse una svolta. Insomma, è sembrato un fuoriclasse che dopo una lunga e strepitosa stagione, non dà il meglio di sé in una finale. Capita anche ai migliori e Berlusconi saprà di sicuro valutarne le ragioni. C'è da chiedersi che cosa sarebbe successo se non si fosse impegnato in prima persona; verosimilmente sarebbe andata persino peggio. Ma la sorpresa è grande e i suoi nemici cercheranno di approfittarne in un dopo-elezioni che si annuncia tempestoso, dentro e fuori la coalizione.


3 La pancia della gente. Il Pdl piange, ma la Lega certo non ride. Fino ad oggi si pensava che i voti in uscita dal Pdl fossero destinati a un Carroccio, capace di cogliere e interpretare i malumori della gente. Invece appare chiaro che la Lega non può più presentarsi al contempo come forza di governo e di opposizione e che iniziative ad alto ritorno mediatico, come il boicottaggio delle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia, sublimano le pulsioni dell'elettorato più oltranzista, ma allontanano gli elettori moderati e non servono nemmeno a intercettare il voto di protesta.



Il dato più significativo di queste elezioni è che, per la prima volta, nessun partito di centrodestra ha saputo catalizzare il malumore degli italiani. Chi voleva protestare, perché scontento per il modo in cui la propria città era amministrata (come a Napoli) o perché insoddisfatto della situazione del Paese, ha votato per candidati outsider quali Pisapia e De Magistris o per i grillini o, tra i moderati, si è astenuto; non ha certo scelto i grandi partiti. E questo dovrebbe preoccupare innanzitutto Pdl e Lega, ma anche il Pd, che non ha trionfato e che appare lontano dal cuore della gente.


Da queste elezioni emerge un'Italia diversa, meno compiacente, più arrabbiata e imprevedibile, che pretende di essere capita e confortata con i fatti, sia a destra che a sinistra. Chi ha orecchie per intendere, intenda!



lunedì 30 maggio 2011

Silvio aprirà un nuovo corso del PDL.

Due giorni a Villa Certosa per iniziare a metabolizzare quella che oggi pomeriggio potrebbe trasformarsi in una vera e propria batosta. Silvio Berlusconi, infatti, è ben consapevole che Milano e Napoli sono a rischio e che una doppia sconfitta potrebbe dare il là a uno tsunami di dimensioni bibliche, pronto ad abbattersi non solo sulla maggioranza di governo ma anche sul partito. Lo sa e non lo nasconde nelle sue conversazioni private del fine settimana durante le quali confida a più di un interlocutore l’intenzione di aprire un nuovo corso del Pdl.


E se nel partito è da giorni che si discute su come cambiare marcia (è di ieri la proposta di Franco Frattini di creare un direttorio che rappresenti tutte le anime del Pdl), il Cavaliere sarebbe arrivato alla conclusione che la strada migliore è quella di dare il via agli Stati generali del Pdl. Una sorta di grande assise degli eletti - dai parlamentari fino a tutti i consiglieri comunali - da tenersi prima dell’estate per dare il via al confronto interno. Un modo per iniziare il percorso congressuale, appuntamento questo non certo dietro l’angolo. Non solo perché l’estate è alle porte ma anche perché un momento politicamente così importante deve necessariamente essere preparato con cura senza rischiare di essere l’ennesimo elemento di tensione all’interno di una maggioranza che già non gode di buonissima salute.


Ecco il perché degli Stati generali. Un appuntamento che segnerebbe un primo elemento di discontinuità e che darebbe alle varie correnti interne la possibilità di organizzarsi e confrontarsi. Anche perché a breve il Cavaliere pare non abbia intenzione di rivoluzionare il partito e, anche se i ballottaggi dovessero andare male, Denis Verdini e Ignazio La Russa dovrebbero restare ai vertici di via dell’Umiltà (diversa la condizione di Sandro Bondi che da tempo ha deciso di restare un passo indietro gli altri due triumviri). Una loro sostituzione, soprattutto quella del ministro della Difesa, aprirebbe infatti altre crepe in una maggioranza già alle prese con le beghe dei Responsabili e che nei prossimi giorni dovrà ritrovarsi compatta nel voto su quella pseudo-verifica chiesta settimane fa da Giorgio Napolitano.


La disputa interna al Pdl, dunque, sarà certamente un tema caldo dei prossimi giorni. Già ieri, infatti, La Russa ha sostanzialmente bocciato la proposta Frattini, poco gradita anche ad Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati del Pdl solitamente in sintonia con il Cavaliere. Ma sul tavolo dell’ufficio di presidenza del partito che si terrà domani sera a urne chiuse a Palazzo Grazioli c’è soprattutto il governo. Perché, spiega il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello, «il partito è come l’intendenza» e dunque «segue». La priorità, insomma, è rilanciare l’azione di governo per restare in sella i prossimi due anni.
A partire dall’economia e aprendo un confronto serio con Giulio Tremonti. «Non conflittuale ma costruttivo», spiega un dirigente di peso del Pdl. Perché il titolare di via XX Settembre «è sulla nostra stessa barca». D’altra parte, il flop della Lega pare sia dovuto anche agli scarsi risultati ottenuti sul fronte fiscale nonostante il Carroccio vanti da sempre un rapporto privilegiato con Tremonti. Il quale, spiegano off record moltissimi esponenti pidiellini, «deve decidere da che parte stare e parlare chiaro». Non è il momento di aprire fronti con Tremonti, dunque. Anche se nel Pdl sono in molti a chiedere che la politica economica del governo sia frutto di scelte condivise. E che ci sia un momento in cui discutere queste scelte. Non sarà una cabina di regia ma poco ci manca. Si vedrà. Anche a seconda di come finiranno i ballottaggi. Che il Cavaliere seguirà da Bucarest dopo è atteso in tarda mattinata per una visita di Stato che si concluderà domani pomeriggio.


giovedì 19 maggio 2011

Formigoni decripta il messaggio mandato al centrodestra dagli elettori.



Guardando dall’alto del suo ufficio nella nuova sede regionale, che cosa vede il presidente Formigoni? Milano è sempre Milano? Vi sentite un po’ traditi? «Traditi no, non direi. Certamente, però, ci ha mandato un segnale forte». Martedì 17 maggio, è passata solo una notte da quello che il governatore lombardo definisce un «voto di midterm», instaurando un parallelo tra la sconfitta del Pdl in città e i risultati «che George Bush, cinque anni fa, e Barack Obama, solo sei mesi fa, ottennero nelle elezioni statunitensi di medio termine». Il paragone rientra, ovviamente, nella casistica dei “parallelismi impossibili”, ma a Roberto Formigoni serve da spunto per cogliere quello che lui definisce il “messaggio politico” che l’elettorato ha voluto recapitare ai dirigenti del centrodestra: «Come gli elettorati repubblicano e democratico in quelle occasioni, anche il nostro ha voluto esprimere un malessere e un disagio. Lo ha fatto in maniera forte e decisa, ma senza tradirci. L’ha fatto, infatti, nell’unica occasione in cui esso è rimediabile. Così il voto si è disperso, è andato in libera uscita. Ora sta a noi riportarlo a casa, innanzitutto, dicendo a questi cittadini che “abbiamo capito, rimedieremo”». Il tempo si fa breve. Basteranno quindici giorni? I ballottaggi sono il 29 e 30 maggio: «È una sfida, possiamo farcela. A patto che l’analisi degli errori sia schietta e si cambi strategia».



Il voto milanese è quello che ha destato maggiori sorprese; è quello simbolicamente e strategicamente più importante anche in ottica nazionale. I numeri dicono che Giuliano Pisapia andrà al secondo turno col 48 per cento dei consensi, il sindaco uscente Letizia Moratti col 41.
Per leggere nella loro interezza questi numeri dobbiamo paragonarli con quelli delle ultime comunali. Pisapia ha ottenuto solo un punto percentuale in più di Bruno Ferrante, il candidato del centrosinistra nel 2006. Moratti ne ha persi dieci. Di questi, cinque li metto in carico a un logoramento, direi fisiologico, che si paga quando si governa e alla fuoriuscita di Udc e Fli, che erano con noi nella precedente elezione.



Quindi la domanda da farsi è: che fine hanno fatto gli altri cinque?


Appunto. Dove sono andati? Li abbiamo persi, ma, io credo, non per sempre. Questo è stato un voto con cui gli elettori hanno voluto punire il centrodestra. Tutto il centrodestra, sia il Pdl sia la Lega. Concentrare le analisi solo su una causa o le colpe solo su una persona è sbagliato. È stratagemma di comodo per nascondere le proprie responsabilità che, ripeto, sono di tutti. Sul risultato hanno giocato una serie di concause e non credo, come già vedo fare, che la croce vada gettata addosso solo a Moratti e Berlusconi. Ha influito la situazione locale della città, il lavoro del governo, la guerra in Libia e, fatto che non sottovaluterei, l’alleggerimento del portafoglio in questi anni di crisi economica.



Le concause che ha elencato erano note prima del voto; che si rischiasse il ballottaggio era prevedibile. Si aspettava, però, che Pisapia partisse in vantaggio?


Diciamo che mi auguravo, fatto salvo il calo fisiologico di cui ho detto, di riconfermare il dato del 2006.



Anche senza i voti in fuoriuscita verso il Terzo Polo?


Non c’è stato travaso di consensi, né verso sinistra né verso il Terzo Polo. Rispetto a questi ultimi, e il risultato del partito di Fini me ne dà conferma, è da tempo che metto in guardia dai sondaggi generosi su Fli. L’italiano può anche avere simpatia per Fini o Casini, ma sa che a vincere non saranno loro. L’Italia è bipolare, il voto è bipolare. Il nostro elettore non ha cambiato casacca. Non ha scelto altro, ha rifiutato noi.



Non pare essersi nemmeno spostato verso la Lega. Un analista attento come Roberto D’Alimonte ha scritto sul Sole 24 Ore che, «contrariamente alle aspettative i delusi di Berlusconi non hanno votato Bossi». Più di un osservatore aveva infatti previsto che, viste le difficoltà del Pdl, molti consensi si sarebbero trasferiti verso il Carroccio. A questo proposito, in molti avevano interpretato come fuoco amico certe uscite pubbliche di esponenti leghisti. E non è mancata nemmeno l’accusa alla Lega di essere stata troppo tiepida nel sostenere la Moratti.


Non è corretto imputare alla Lega il risultato di Milano. Da quando ha deciso di sostenere il candidato sindaco, lo ha fatto lealmente. Certo, qualcosa va chiarito, come quella frase pronunciata dal leghista Davide Boni, il presidente del Consiglio regionale lombardo, secondo cui «è innegabile che qualcuno dei nostri a Milano abbia dato un voto disgiunto». Sono certo che Boni saprà spiegare, anche perché – come dicono i numeri – né Pdl né Lega possono cantare vittoria. Anche loro, rispetto alle ultime regionali, sono calati di 5 punti.



Ora avete quindici giorni per rimediare. Cosa propone Formigoni per vincere il ballottaggio di Milano?


Primo: dire ai nostri elettori: “Abbiamo imparato la lezione. Abbiamo compreso il messaggio di malessere che ci avete inviato”. Secondo: cambiare strategia comunicativa, smetterla con i toni urlati. Milano è una città moderata e pragmatica, insofferente alle chiacchiere e agli attacchi personali rivolti agli avversari. Qui ci si aspetta che la politica offra soluzioni concrete sul federalismo, sulle riforme, sull’Expo. Su questo appuntamento del 2015 abbiamo sbagliato molto dal punto di vista della comunicazione. Dovevamo chiarire subito che i primi risultati si sarebbero visti fra qualche anno, ora è il tempo delle scartoffie e delle carte bollate. Invece ci siamo fatti prendere dalla frenesia, creando un’aspettativa che, inevitabilmente, ha comportato una delusione. Uscendo dal caso particolare e ritornando al generale, ciò che ora dobbiamo riuscire a far passare è che è importante che Milano torni a essere guidata da una visione riformista, ottimista e moderata che qui in Lombardia è stata sempre incarnata da Berlusconi e dai berlusconiani.



Sinceramente, il presidente del Consiglio non pare proprio aver condotto una campagna elettorale nel segno della moderazione. Anzi.


Ma lui è scusabile! Voglio dire: a chi non “girerebbero le balle”? È perennemente inseguito dai suoi processi, il “giro di balle” è legittimo. Quel che non è più scusabile è, invece, riproporre in queste due settimane una campagna elettorale gridata, a tratti arrogante, come è stata finora condotta da certi “berluschini”. E non mi faccia fare nomi, ci sarà tempo fra quindici giorni per analizzare le responsabilità specifiche.



Questo voto mette a repentaglio la stabilità del governo?


No. Se, prescindendo da Milano, guardiamo i dati a livello nazionale non vediamo un arretramento. Abbiamo guadagnato qualche sindaco, abbiamo mantenuto il nostro consenso. Certo, il voto mette in rilievo un certo disagio anche verso il governo, ma Berlusconi ha una maggioranza. Occorre che quest’ultima lavori con maggior lena e che compia gesti concreti. Serve dare segnali, dopo un periodo di instabilità economica e di tagli. Guardiamo anche agli altri paesi: Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono usciti molto più malconci di Berlusconi dalle ultime elezioni. Con la crisi internazionale che c’è, in fondo, il premier è stato capace di difendersi molto meglio dei suoi pari grado europei. Teniamo anche conto della guerra in Libia, un conflitto che abbiamo subito e in cui siamo stati costretti a impegnarci. Non giriamoci troppo intorno: l’80 per cento degli italiani è contrario alla guerra. Inevitabile pagarla nelle urne.



Fa bene il segretario del Pd Pierluigi Bersani a cantare vittoria?


Contento lui… A Torino Piero Fassino ha preso dieci punti in meno di Sergio Chiamparino, a Bologna ce l’hanno fatta per un soffio, a Milano il candidato è di Rifondazione. Per non parlare di Napoli, dove Luigi De Magistris li ha fagocitati. In generale, fossi in lui, sarei molto preoccupato: la morsa Vendola-Di Pietro si sta stringendo.



Mentre si allarga il consenso del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.


È un segnale dell’insofferenza dell’elettorato di sinistra. Negli anni passati questo spaesamento è andato a vantaggio, a turno, dei Radicali, dei vendoliani, dei dipietristi. Oggi tocca a loro. È un fenomeno che colpisce la sinistra, ma in quell’amalgama indistinto c’è anche una componente di destra. Bisognerebbe vederli in un’esperienza di governo. Troppo facile limitarsi a fischiare dalla platea.



(intervista tratta del settimanale Tempi)

mercoledì 18 maggio 2011

Gli eletti a Mantova





Purtroppo non è andata come speravamo, cioè vincere al primo turno. Dobbiamo quindi andare al ballottaggio e ricominciare la campagna elettorale. Lo scopo deve essere quello di andare a motivare gli indecisi e gli scontenti. Possiamo ancora farcela!


In allegato potete vedere i risultati delle urne, comunque vada il ballottaggio i 4 evidenziati in giallo saranno eletti. Complimenti e buon lavoro! Se invece Fava dovesse farcela su Pastacci gli eletti del PDL saranno i primi 7.



Buona campagna a tutti!

giovedì 12 maggio 2011

Elezioni. Formigoni fa tappa a Viadana e Mantova.








(Mantova, 10 mag) Appuntamento in terra mantovana per il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, atteso nel pomeriggio di giovedì 12 per due incontri elettorali a supporto dei candidati del centrodestra per le elezioni di domenica e lunedì prossimi. Prima tappa a Viadana, dove il Governatore terrà un comizio in Piazza Matteotti a sostegno del candidato sindaco Cesare Barzoni. Con lui, sul palco, il candidato alla presidenza della Provincia Gianni Fava, il coordinatore provinciale PdL Carlo Maccari e numerosi candidati nei collegi provinciali limitrofi.


Formigoni e Maccari si trasferiranno poi a Mantova, dove si terrà un incontro-aperitivo in Piazza Mantegna. Presente, tra gli altri, il sindaco Nicola Sodano.


“Il Presidente Formigoni –commenta Carlo Maccari- era già stato nella nostra provincia qualche settimana fa. Il suo ritorno è un segnale di grande sensibilità nei confronti del territorio e un ulteriore stimolo per far bene in vista del voto di questo fine settimana”.


Programma:


Ore 17.30 – Viadana – Piazza Matteotti

Ore 18.30 – Mantova – Piazza Mantegna

martedì 10 maggio 2011

VOTA BERLUSCONI !

Salve Gabriele,


come sempre, l'ultima settimana di campagna elettorale è iniziata in un clima incandescente.

E' chiaro a tutti che il voto di Milano sarà molto importante e per questo ti chiediamo il massimo sforzo con i tuoi amici e conoscenti, per invitarli a votare Letizia Moratti e scrivere Berlusconi sulla scheda, accanto al simobolo del PDL.

Qui puoi tovare un "santino" da far girare per posta elettronica ai tuoi amici milanesi. E in questa pagina trovi un simpatico spot che puoi far girare e far sentire a tutti coloro che possono votarci.

Ciascuno di noi ha almeno un amico a Milano da coinvolgere e motivare al voto per Berlusconi e per Letizia Moratti. Questi sono i giorni, decisivi, in cui darci da fare.


Grazie per il tuo impegno. A presto,


on. Antonio Palmieri
responsabile internet PDL


venerdì 22 aprile 2011

Tanti auguri di una Santa Pasqua.

Salve Gabriele,


non sappiamo se questi giorni dedicati alla Santa Pasqua riusciranno a interrompere almeno per un po' il consueto clima di odio contro di noi che quotidianamente viene alimentato da avversari e mass media ostili a Berlusconi.
A questo stato di cose continuiamo a opporre la forza delle cose fatta dal nostro governo e l'impegno in questa campagna elettorale per le elezioni amministrative del 15 e 16 maggio.
Per essere ancora più forti e consapevoli delle nostre ragioni, ti segnalo due nuovi documenti (un opuscolo di 32 pagine e una locandina) che raccontano in sintesi le tante realizzazioni del Governo del fare.
Spero siano utili per te e per motivare al voto nelle prossime settimane amici e conoscenti residenti nelle province e nelle città dove si vota, a partire da Milano e Napoli.

Grazie per il tuo sostegno e cordiali auguri per questi giorni di riflessione e di rigenerazione.

on. Antonio Palmieri
responsabile internet PDL


martedì 19 aprile 2011

Burocrazia zero per 21 Comuni dell'Alto Mantovano.

di Graziella Scavazza
Parte da Gazoldo la stipula del protocollo d'intesa tra 21 Comuni dell'Alto Mantovano e Regione Lombardia, per dare il via alla creazione del Distretto «Zero Burocrazia», ideato al fine di snellire il carico burocratico a cittadini ed imprese, garantendo risposte più rapide e minori tempi d'attesa. La firma dell'accordoè stata ufficializzata venerdì. Un evento definito il primo operativo nel territorio lombardo, che ha avuto luogo presso lo stabilimento Marcegaglia. Il comprensorio racchiuso nel Distretto Burocrazia Zero è composto da 110mila abitanti, con una forte concentrazione industriale, in cui solo il comparto tessile e della calza generano 1/3 del Pil della provincia virgiliana. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha fatto gli onori di casa. All'apertura del percorso, che durerà 3 anni, è intervenuto anche il presidente della Regione, Roberto Formigoni, insieme all'assessore alla Semplificazione, Carlo Maccari, i 21 primi cittadini dei territori aderenti ed il presidente di Sisam, Giampaolo Ogliosi, la cui società avrà il compito di gestire i server in cui confluiranno le pratiche in forma digitale. «È una tappa fondamentale - ha dichiarato il sindaco Nicola Leoni - Da soli non si va da nessuna parte, occorre fare rete per ottimizzare i costi». Il 27 a Castel Goffredo si riunirà l'assemblea dei sindaci per iniziare la fase operativa. È stato stimato che il Distretto porterà da subito una riduzione dei costi sostenuti dai Comuni. Ogni anno la spesa complessiva era pari a circa 1,5 milioni di euro per il solo mantenimento dei programmi hardware, formazione ed aggiornamento professionale. Il primo step consisterà nell'attivazione dello Sportello telematico alle imprese. Il passo successivo sarà la gestione associata dell'anagrafe tributaria e del protocollo. La Regione in questo progetto dovrebbe investire oltre 400mila euro. «È un modello replicabile anche in altri contesti territoriali - ha sottolineato il Governatore - Interviene in un momento in cui le risorse per le autonomie locali sono più esigue. Da quando mi sono insediato abbiamo abrogato 1.479 leggi regionali». Il presidente ha annunciato che entro 24 mesi sarà estesa la banda larga a tutto il territorio lombardo, mentre tra 5-6 anni si arriverà a quella ultra larga. Un'operazione che comporterà lo stanziamento di un miliardo di euro. Definendosi onorata di ospitare l'iniziativa, Marcegaglia ha fatto un forte richiamo alla crescita del Paese, il cui Pil «aumenta dell'1% in meno rispetto alla media Europea». «Tra le cause c'è sicuramente l'eccesso di burocrazia - ha detto - Per le imprese rappresenta un carico di 21,5 miliardi. La banda larga porterà maggiore efficienza a tutti i servizi». Nel pieno della bufera delle presunte firme falsificate alle Regionali del 2010, Formigoni ha replicato che si tratta di «ipotesi che devono essere dimostrate». «Non mi dimetto - ha commentato - La validità della mia elezione è dovuta al popolo sovrano». Se il Premier Silvio Berlusconi dovesse decidere di lasciare la politica, «saremo noi del Pdl a sciegliere con chi sostituirlo».

Frena la corsa del petrolio, timori sulla domanda e sulla ripresa.



L'Arabia Saudita taglia la produzione per "un eccesso di offerta sul mercato". Secondo gli analisti ci sono segnali di rallentamento dell'economia mondiale.


Sulle sorti della ripresa economica globale si stanno addensando delle nubi. L’outlook negativo di Standard & Poors’ sulla tenuta dei conti pubblici Usa ha contribuito ad alimentare il pessimismo.
A ciò si aggiungono i timori sulla tenuta della domanda di greggio, segno inequivocabile di un rallentamento della produzione industriale. Ieri, infatti, l’Arabia Saudita ha deciso di ridurre la produzione di petrolio. Un fatto che normalmente farebbe impennare le quotazioni, invece ieri i Wti per consegna a maggio ha chiuso a 107,12 dollari al barile (- 2,3%), il Brent per giugno a 121,61 (-1,5%).


L’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) ha affermato che i consumi negli Usa e in Cina stanno mostrando qualche cedimento in reazione alla salita dei prezzi e dopo che la banca d’investimento Goldman Sachs – da sempre rialzista sul petrolio – sta consigliando ai suoi clienti di posizionarsi sulla vendita.