martedì 29 maggio 2012

Pensioni: i nuovi coefficienti

Dal 2013 chi andrà in pensione prima dei 65 anni avrà un assegno più basso. E' l'effetto dei nuovi coefficienti di trasformazione da applicare nel calcolo col metodo contributivo* appena pubblicati sulle Gazzetta ufficiale. Sarà invece "premiato" con una pensione più alta dell'attuale chi smetterà di lavorare tra i 65 anni e i 70 anni. Un'applicazione ferrea del principio contributivo "più versi, più prendi".
I coefficienti di trasformazione sono le percentuali di rivalutazione da applicare al cosiddetto "montante contributivo", ovvero l'ammontare dei contributi versati nel corso della vita lavorativa, per determinare la rendita previdenziale. I nuovi coefficienti, che hanno validità per un triennio, dal 2013 al 2015, "allungano" l'età lavorativa di 5 anni rispetto a quelli attualmente in vigore approvati  nel 2010. Al posto di un'unica finestra d'uscita, tra i 66 e i 70 anni sono previsti coefficienti crescenti che significano un trattamento pensionistico migliore per chi va in pensione più tardi.
VECCHI E NUOVI COEFFICIENTI

Età
Coefficienti 2010-12
Coefficienti 2013-15
Differenza
57
4,42%
4,304%
-0,116%
58
4,54%
4,416%
-0,124%
59
4,66%
4,535%
-0,125%
60
4,80%
4,661%
-0,139%
61
4,94%
4,796%
-0,144%
62
5,09%
4,940%
-0,150%
63
5,26%
5,094%
-0,166%
64
5,43%
5,259%
-0,171%
65
5,62%
5,435%
-0,185%
66
5,62%
5,624%
+0,004%
67
5,62%
5,826%
+0,206%
68
5,62%
6,046%
+0,426%
69
5,62%
6,283%
+0,663%
70
5,62%
6,541%
+0,921%

Come si vede la differenza è negativa per chi va in pensione prima dei 65 anni. Cioè dal 2013 l'assegno calcolato col metodo contributivo sarà più basso rispetto a ora (e la perdita è addirittura maggiore a 65 anni che a 57). La differenza diventa invece positiva a partire dal 66° anno: questo perché i coefficienti precedenti si fermavano a 65 anni e i nuovi invece crescono progressivamente fino a 70 anni.
Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, su un montante di 300mila euro, la differenza in termini assoluti è notevole: chi l'anno prossimo andrà in pensione a 65 anni prenderà 555 euro in meno all'anno rispetto a oggi. Chi invece deciderà di aspettare i 70 anni prenderà 2.760 euro in più.

I RISCHI DELL'ATTESA

Per contro, l'attesa può essere penalizzata dall'andamento della
crisi economica Prima di applicare i coefficienti di trasformazione, infatti, il montante infatti viene rivalutato in base all'andamento del Pil degli anni precedenti. Il ministero ha confermato per il prossimo triennio un tasso di sconto dell'1,5% corrispondente alla variazione media del Pil dal 1990 al 2007. Sono stati volutamente tralasciati gli anni successivi al 2007 considerati "anomali" per via della crisi. Ma se la ripresa non arriverà i tassi di crescita vicini allo zero incideranno negativamente anche sul calcolo delle pensioni.

*IL PASSAGGIO DAL RETRIBUTIVO AL CONTRIBUTIVO
Ma dal 1° gennaio 2012 il metodo contributivo, diventa l'unico metodo di calcolo per la prestazione pensionistica. Pertanto - tolti i fortunati che sono già in pensione, per i quali non cambia nulla e che continueranno a godere del privilegio del retributivo - anche chi prima dell'entrata in vigore della riforma Fornero avrebbe avuto una pensione calcolata del tutto con il metodo retributivo vedrà ricalcolato l'assegno col contributivo per la quota di anni di lavoro che ancora gli restano. Insomma il metodo retributivo sopravvive ancora, ma riferito a un minor numero di anni e per un numero di lavoratori sempre più esiguo.
In sostanza si creano tre situazioni differenti. Per i più giovani che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 - anno di entrata in vigore della riforma Dini che per prima introdusse il sistema contributivo - la pensione verrà tutta calcolata col metodo contributivo. Per gli altri invece conta l'anzianità di servizio maturata alla data del 31 dicembre 1995.
Vediamo le tre ipotesi nel dettaglio:

 Anzianità al 31/12/1995
Calcolo
fino al 1995
Calcolo
dal 1996 al 2011
Calcolo
dal 2012
 - nessuna
--
Contributivo
Contributivo
 - meno di 18 anni
Retributivo
Contributivo
Contributivo
 - 18 anni o più
Retributivo
Retributivo
Contributivo


giovedì 24 maggio 2012

Galan a Berlusconi: azzeri tutto!

Il dibattito all'interno del Pdl è apertissimo e aspro dopo la sconfitta elettorale alle amministrative. Da una parte chi chiede a Silvio Berlusconi di azzerare tutto e ripartire da zero, come l'ex ministro Giancarlo Galan, che vuole facce nuove, dall'altro, chi, come Ignazio La Russa, si dichiara pronto a prendere una strada propria, insieme agli altri ex Alleanza Nazionale rimasti dentro al Pdl.
"Il Pdl potrebbe non esistere più se non fa subito quattro cose". A dettare le condizioni di "sopravvivenza" del partito è Giancarlo Galan che, in una intervista a "Repubblica" le elenca una per una:
"Primo: deve ridarsi un programma secondo i principi originali, quelli liberali di Forza Italia.
Secondo (ed è la cosa più difficile): deve trovare facce nuove, facce in grado di essere credibili. Noi abbiamo tradito gli elettori, non abbiamo mantenuto le promesse. Occorre che altri si facciano avanti.
Terzo: va cambiata la forma di partito nello spirito anglosassone. Basta tessere, spartizioni nei consigli di amministrazione, basta con tutte quelle fregnacce lì.
Quarto: il nome Pdl va sostituito. Da sola potrebbe essere un'operazione cosmetica però in coda ci metto anche questo: un nome diverso".
E sul fronte degli ex An del Pdl, risponde Ignazio La Russa: se non ci vogliono ce ne andiamo. "Ha già risposto Angelino Alfano: c'è chi vuole avvelenare i pozzi. Nella riunione si è parlato del
Paese, dei problemi dei cittadini. Non si è certo discusso della fine del partito", ha affermato al "Messaggero" La Russa sul vertice Pdl a Palazzo Grazioli. Azzerare il partito? "E' brutto che questa proposta venga avanzata da Scajola. Ma cosa vuol dire azzerare tutto? Significa azzerare Berlusconi? O vuol dire azzerare tutto tranne Berlusconi? Scajola chiarisca". Quanto poi agli ex An nel partito La Russa ha spiegato che "intendiamo restare però ai Galan e ai Pisanu dico che non avremmo alcuna paura di costruire una forza autonoma più orientata a destra, magari federata al Pdl. Non si può stare in paradiso a dispetto dei santi. Ma sia Alfano che Berlusconi sanno che se nascesse una forza a destra del Pdl, il primo a pagarne il prezzo sarebbe proprio il Pdl".
Galan, con una metafora, spiega la sua visione del nuovo Pdl: "Penso a una nuova gestione, come i ristoranti": "Io avrei in mente di cambiare il cuoco, i camerieri, il maitre di sala" e "in questo momento non piacciamo a nessuno, siamo brutti, sporchi e cattivi". L'ex ministro dice di sentirsi quindi "molto vicino alle posizioni di 'Libero'" che chiede l'azzeramento di tutto il partito". Detto questo, precisa, "Berlusconi è ancora il migliore, è quello che può avere l'idea, il colpo d'ala, la fantasia".
Montezemolo? "Lo rispetto, è uno che ci sta mettendo la faccia. E penso che noi dobbiamo tornare ad avere una capacità di aggregazione, anzi, mi correggo, dobbiamo trovare una forma di partecipazione che ci consenta di competere alle prossime elezioni. Se poi il leader sarà Alfano, come spero, o altri, è un problema successivo".

mercoledì 23 maggio 2012

A proposito della discesa in campo di Montezemolo...

Montezemolo "lancia" la discesa in campo ... Montezemolo "fiat" la discesa in campo ... Montezemolo "fiom" la discesa in campo ... Montezemolo "chrysler" la discesa in campo ... Montezemolo "alfa" la discesa in campo ... Montezemolo "ferrari" la discesa in campo ... Montezemolo "cicaga" la discesa in campo ... e "lancia" un rotolo di cartaigienica :)) Mister flop!

Pdl depresso dopo voto. E Berlusconi cova svolta antipolitica.

Anche nelle migliori famiglie c'è chi conserva un segreto. Figurarsi nel Pdl, dove il clima è pessimo e le recenti amministrative hanno fotografato il crollo verticale che neanche il 'mago' dei numeri Denis Verdini, oggi riunito a via dell'Umiltà con lo stato maggiore del partito, è riuscito carte alla mano ad addolcire. Un clima che alimenta sospetti e spinge le varie anime a organizzarsi, ciascuna ignorando le mosse delle altre. Confusione, tanta, ma anche progetti covati da settimane. Fra questi, grande attenzione mediatica è riservata alla "grande novità politica" annunciata da Alfano, della quale hanno ragionato il segretario con Silvio Berlusconi. Pochi altri conoscono i contorni della svolta, anche perché esistono diverse gradazioni dell'annunciata 'rivoluzione', nessuno tra gli ex An. Una di queste, la più estrema, prevedrebbe lo smantellamento del partito.
E' solo, un'ipotesi, al momento, neanche troppo chiara allo stesso Berlusconi e ad Angelino. E' riassumibile nella formula "cavalcare l'antipolitica". Passerebbe da un totale azzeramento dei vertici del partito, comporterebbe la cancellazione dei coordinamenti regionali e la contestuale ascesa - in un nuovo soggetto politico nuovo di zecca - di esponenti della società civile. Personalità 'non politiche', insomma. I sondaggi 'quotano' una forza così plasmata fra il 15 e il 20%. Una rete discreta di fidati berlusconiani lontani dalla prima linea del Palazzo si dovrebbe occupare di reclutare la nuova classe dirigente. Una sorta di 'grillismo' berlusconiano per la Terza Repubblica, da varare presto e comunque entro l'estate, che però al momento resta sul tavolo, come una delle tante possibili strategie, in attesa che il Cav decida di muovere un passo. E intanto scoramento e ironia si mischiano in un Transatlantico trasformato in sfogatoio.
Sfogatoio, perché anche alla Camera nessuno nasconde più lo sbandamento. Ironia sulla svolta imminente che però tarda ad arrivare, ironie sull'atteggiamento del segretario. Intanto gli ex An anche in queste ore continuano a riunirsi e ragionare sulla possibilità di dar vita a un contenitore 'neo conservatore', magari a guida Meloni. Guido Crosetto lascia intendere la volontà di lanciare l'idea di primarie aperte per la premiership. Resta sul tavolo anche la soluzione di una federazione, una spacchettamento controllato per salvare il salvabile. E si teme Montezemolo, che in fondo lavora sulla società civile come sogna di fare il Cav.
Proprio Berlusconi, che ieri ha rinunciato a riunire i vertici del partito e ipotizza di incontrarli domattina, prima della trasferta Ppe a Bruxelles. Ha ragionato del futuro con il segretario, che a sua volta ha riunito a via dell'Umiltà gli altri dirigenti per una sconsolata analisi dei dati elettorali. Sul tappeto, comunque, restano differenti ipotesi. Perché conta anche l'evolvere della crisi economica e il conseguente rapporto con il governo Monti. Ma l'idea di fare concorrenza a Grillo, sognando il ritorno alle origini, una forza per certi versi antipolitica e strettamente legata al mondo di internet e dei social network, è nella testa di un Cavaliere che però, ad alcuni dirigenti, non nasconde le difficoltà del progetto e la tanta confusione dell'intero quadro politico.