venerdì 15 aprile 2011

Bufera su Formigoni: "False 770 firme della sua lista regionale"

La procura di Milano è certa che 770 firme della lista di Formigoni alle elezioni regionali del 2010 erano false. Indagati dieci consiglieri comunali e provinciali di tutta la Lombardia. Il radicale Cappato: "Il governatore deve dimettersi".



MILANO. Circa 770 firme che sono servite a presentare la lista Per la Lombardia di Roberto Formigoni, che ha partecipato alle elezioni regionali lombarde dell'anno scorso, «sono palesemente false». La Procura di Milano è certa di aver acquisito la «prova granitica» dei falsi, anche per molte firme della lista del Pdl relativa alla circoscrizione provinciale milanese.


Sul registro degli indagati sono finiti una decina di consiglieri del Pdl di diverse province e comuni della Lombardia. L'accusa per tutti è di falso ideologico, perché gli indagati, a cui spettava il compito di autenticatori, hanno dato l'avallo alle firme ritenute false.


Nell'ambito dell'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, sono stati sentiti infatti, a uno a uno, centinaia di cittadini i cui nomi comparivano a sostegno delle liste e che hanno spiegato agli inquirenti di non aver mai firmato, riconoscendo quegli autografi come falsi.


Le indagini di Robledo erano partite a ottobre, quando i Radicali si erano presentati in Procura con tre scatoloni pieni delle copie di «474 firme certamente false, perché scritte dalle stesse mani e 99 fortemente sospette». Alcuni mesi prima, a ridosso delle elezioni, invece, c'era stata la lunga querelle giudiziaria tra Radicali e Pdl, con la Corte d'Appello di Milano che aveva deciso di bloccare la corsa del listino di Formigoni per alcune irregolarità. Listino che era stato poi riammesso alle elezioni dal Tar.


E nel frattempo la Procura aveva chiesto l'archiviazione (poi disposta dal gip) di un primo esposto del partito di Pannella relativo a alcune omissioni nell'autenticazione delle firme. Poi la perizia calligrafica fatta fare dai Radicali, firma per firma, gli scatoloni in Procura e le indagini degli inquirenti che sono andate anche oltre individuando, tramite perizie e testimonianze, 770 firme false per il listino del Governatore, su circa 3.800 raccolte (3.500 sono necessarie per la presentazione) e numerose altre anche per quello milanese Il Popolo della Libertà.



I Radicali poi avevano anche presentato un'altra memoria integrativa nella quale facevano notare che il listino bloccato sarebbe stato riaperto all'ultimo momento, dopo una riunione politica ad Arcore, per fare entrare come candidata consigliere regionale Nicole Minetti, imputata nel processo Ruby. E in quelle poche ore successive rimaste per raccogliere le firme, secondo i Radicali, sarebbero stati presumibilmente commessi i falsi.


Nelle scorse settimane erano stati convocati come testimoni in Procura anche il presidente della Provincia di Milano ed ex coordinatore del Pdl lombardo, Guido Podestà, e Clotilde Strada, segretaria e collaboratrice della Minetti, che aveva all'epoca un compito di coordinamento per la raccolta delle firme. Fonti giudiziarie milanesi spiegano che il procedimento penale è distinto dai possibili profili amministrativi che potrebbero interessare la vicenda. La competenza per eventuali ricorsi sulla validità delle elezioni spetterebbe infatti alla Corte d'Appello o ai tribunali amministrativi. Alla decina di indagati, intanto, è stato notificato un invito a comparire davanti al pm e gli interrogatori sono stati fissati a partire dalla settimana prossima. «L'indagine della Procura di Milano ha fatto emergere una quantità di falsi molto superiore a quella che avevamo trovato con i nostri mezzi - parla così Marco Cappato, capolista della Lista Bonino-Pannella a Milano - si tratta di una truffa elettorale realizzata con un'attività di falsificazione massiccia che non può che configurare il reato di associazione per delinquere contro i diritti civili e politici dei cittadini. Al di là delle responsabilità giudiziarie - aggiunge Cappato - non c'è invece alcun dubbio su chi sia l'unico vero responsabile politico della truffa: Formigoni. Ha mentito sapendo di mentire».


15 aprile 2011


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