lunedì 27 agosto 2012

Viviamo bene solo perché siamo in un periodo storico di pace

Non si tratta di un proclama antimodernista ne una strana nostalgia autarchica nell’era in cui sembra più compiuto e inarrestabile il processo di globalizzazione. Buon senso e misura paiono animare il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, che ha appena presentato in consiglio dei ministri un ddl contro il consumo di suolo destinato all’agricoltura e che in una lunga intervista ad un quotidiano ha tracciato le sue linee guida.
«L'agroalimentare – dice Catania - può dare un grosso contributo alla crescita». E aggiunge: «Sia chiaro, non sto teorizzando il ritorno alla civiltà rurale, sarebbe ridicolo, ma un modello più armonico che premi la qualità dei prodotti, in sintonia con l'ambiente, la qualità della vita e del lavoro». Negli ultimi dieci anni in Italia è stata sostituita dal cemento un'area pari a tutta l'estensione del Veneto. Dall'estensione della superficie coltivata dipende direttamente l'autosufficienza alimentare del nostro Paese, in cui invece attualmente si arriva a coprire il fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro.
E se si va avanti a questo ritmo, «oltre a mettere a rischio un patrimonio paesaggistico rurale che vale 10 miliardi di euro l'anno», la sottrazione di terreni agricoli rischia di aumentare considerevolmente la nostra dipendenza dall'estero. Secondo Catania nel far ripartire la crescita, nuova emergenza dell’esecutivo guidato da Mario Monti, l’agroalimentare può giocare un ruolo strategico e deve, quanto meno, fare la sua parte.
È assurdo, ad esempio, secondo il ministro, che da esportatori di grano ci siamo trasformati in importatori. Oggi in Italia l'approvvigionamento di grano tenero rimane largamente al di sotto del 50% mentre per il grano duro siamo al 70-80%.
«Non siamo autosufficienti – ricorda Catania - nemmeno nell'olio di oliva, fermo al 75-80% dell'approvvigionamento. Rimaniamo in eccedenza solo con vino, riso e ortofrutta. Perché da troppo tempo non abbiamo una vera politica agricola. E se viviamo bene è solo perché siamo in un periodo storico di pace, in occidente. Ma non dobbiamo farci illusioni: la domanda mondiale crescerà più dell'offerta».
Piuttosto che di un revanscismo autarchico Catania fa professione di una sorta di globalismo consapevole. Il ministro sostiene che la gestione delle risorse alimentari globali va coordinata a livello internazionale, sottraendola alle speculazioni e alla forzature del mercati finanziari. «Le transazioni sulle commodities agricole - dichiara Catania al Manifesto - sono decine di volte superiori al valore delle transazioni reali. Per fermare la cosiddetta volatilità dei prezzi, dovuta anche all' effetto della speculazione, bisogna regolamentare il mercato dei derivati che amplifica le tendenze e quindi dilata gli andamenti reali. E l'unico modo per farlo – conclude il ministro - è raccordare le politiche agricole mondiali».

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