La frecciata è di quelle velenose. E per essere sicuro che le tossine facessero effetto, l’onorevole Italo Bocchino l’ha ripetuta due volte davanti alle telecamere di Annozero . Si parlava delle dimissioni dei finiani al governo che arriveranno domani, per «galateo istituzionale»: così si è capito quanto Futuro e libertà tenga alle buone maniere, come siano beneducati i suoi ministri che, prima di pugnalarlo, aspettano che il premier rientri dall’Estremo Oriente e trascorra (augurio bocchiniano) «una domenica in famiglia ad Arcore e una serata con Lele Mora ». Michele Santoro non credeva alle sue orecchie: «Battute così non ce le siamo mai consentite nemmeno Travaglio e io». Ma il veleno vero stava nella coda. Il braccio armato di Fini ha spiegato che si dimettevano perché «Berlusconi ha detto: Palazzo Chigi è mio, l’ho costruito io, lo devo lasciare a Piersilvio e Marina ». Replicato due volte a distanza di pochi minuti per certificare l’effetto. Nessuno nello studio di Annozero ha raccolto l’accostamento del Cavaliere ai monarchi che cedono il trono in linea di sangue. È stata invece la stessa Marina Berlusconi a reagire. L’ha fatto ieri in un breve dialogo con l’agenzia Ansa. «Si è trattato di una battuta di pessimo gusto, come del resto quasi tutto quello che dice l’onorevole Bocchino - ha ribattuto il presidente di Fininvest e Mondadori, oltre che consigliere di Mediobanca - ; comunque, battuta per battuta, rispondo che mio padre di case ne ha già abbastanza, e che oltre tutto se le è pagate con il frutto del suo lavoro e con i suoi soldi, e non con quelli dei propri elettori e del partito». Ogni riferimento a Montecarlo è puramente voluto. Replica sferzante, che stronca la strampalata ipotesi di una successione per via ereditaria alla guida del Pdl.
Marina è sempre stata accanto al padre, in famiglia e in azienda. Ne ha seguito le orme nella carriera professionale, come manager del gruppo e in Mondadori. E negli ultimi mesi, con il susseguirsi degli scandali a sfondo sessuale e dopo la rottura del rapporto con Veronica Lario, la primogenita di Silvio Berlusconi si è messa alla testa dei quattro fratelli in sua difesa.
Continua dicendo: «C’è un’aria irrespirabile, l’opposizione si fa con dossier e pettegolezzi. Un pezzo di Italia, piccolo ma pericoloso, non riesce ad accettare il fatto che la maggioranza degli italiani vuol essere governata da Silvio Berlusconi». Convinzione ribadita lo scorso settembre, dopo lo strappo di Gianfranco Fini e la disputa sollevata da alcuni autori Mondadori: «Fini ha accusato mio padre di stalinismo, ma in quanto ad assolutismo è lui a poter vantare innegabili frequentazioni. Siamo a Segrate da vent’anni, paghiamo 2,2 milioni di euro di imposte al giorno: se la casa editrice è così, non lo è “nonostante” la famiglia Berlusconi, ma anche grazie al nostro essere liberali. Basta con l’eroismo a tassametro». In quell’occasione Marina rilanciò la polemica contro De Benedetti, imprenditore che «predica bene ma razzola male, malissimo», editore di «un quotidiano che in fatto di editoria pluralista e liberale ha ben poco da insegnare». Un argine a tutto campo, una difesa decisa e convinta, tutt’altro che d’ufficio. L’allusione di ieri a Montecarlo segna una nuova tappa. «Mio padre si è sempre comportato allo stesso modo: reagire, andare oltre, costruire e guardare avanti».
Nessun commento:
Posta un commento