lunedì 1 febbraio 2010

Generazione PDL a Mantova.

Basta con le alchimie del 70 a 30. Basta con le valutazioni delle provenienze culturali. Tu sei ex FI? Ma per la precisione, anima riformista socialista o provieni dal mondo democristiano? E voi, invece, provenite da AN? Finiani o Larussiani?
Sedetevi ad ascoltare una conversazione del neonato PdL ed il dialogo che emerge è esattamente quello che ho sopra citato.Il nostro partito nasce dal grande consenso elettorale che l’intuizione del Presidente Berlusconi raccoglie dalle ultime elezioni politiche, ma è totalmente privo della struttura organizzativa, prima, e culturale, poi, per gestire un fenomeno di tale portata. Decine di milioni di italiani abbracciano un’idea la cui realizzazione sconta difficoltà e diffidenze, intoppi e burocrazia.
Adesso basta.
Ci siamo stancati di circolari incomprensibili e di ragionamenti al “bilancino”.
Dopo il convengo di Arezzo, vogliamo affermare anche a Mantova la “Generazione PdL”.
Il merito maturato sul campo deve prendere il posto delle ormai inaccettabili posizioni di “corrente”, ascoltando in maniera inequivocabile l’assegnazione degli incarichi di partito che i cittadini hanno espresso con i loro voti.
Mi riferisco in larga parte a coloro che oggi appartengono alla vasta schiera degli eletti negli enti locali.
Sindaci, assessori, consiglieri comunali e provinciali, che alla recente tornata elettorale hanno raccolto consensi in località le quali, fino a poco tempo fa, erano proibitive. Loro rappresentano l’avanguardia di un nuovo impegno del centrodestra.
La “palestra” dell’impegno nell’ente locale, proteso allo sviluppo del territorio e al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini diventa un importante gesto d’amministrazione. Tuttavia, se ben coordinato dal confronto, dallo studio e dall’approfondimento con circoli ed associazioni culturali d’area, diventa anche il primo passo nell’apprendimento di quella cultura della politica che senza le vecchie scuole di partito non è possibile avere.
Da queste persone dobbiamo partire. Con questo metodo ci dobbiamo confrontare.

Carlo Maccari

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