lunedì 17 marzo 2008

Elezioni Politiche 2008 - quarta parte -

Elezioni politiche del 2008
FAQ sulla legge elettorale italiana vigente

10) Ha senso dire, per esempio, “mi auguro la vittoria nazionale della coalizione Berlusconi, tuttavia non voto per una lista della coalizione Berlusconi ma per una lista non coalizzata che mi è simpatica – La Destra, l’UDC o «Aborto? No grazie» – perché tanto i sondaggi nazionali italiani danno alla coalizione Berlusconi alla Camera una tale maggioranza da farmi concludere che vincerà comunque, anche senza il mio voto”?
Non ha senso, o ce l’ha solo per chi non s’intenda di sondaggi. Trascurando l’ipotesi di sondaggi manipolati, maliziosi o fasulli, i sondaggi elettorali sono per loro natura volatili e incerti. Nelle primarie all’interno del Partito Democratico per designare il candidato di tale partito alla presidenza degli Stati Uniti, in California alcuni sondaggi assegnavano alla senatrice Hillary Clinton, alla vigilia del voto, un vantaggio di venti punti percentuali sul senatore Barack Obama; è stato poi quest’ultimo a vincere le primarie californiane. Nelle elezioni politiche italiane del 2006 gli ultimi sondaggi assegnavano alla coalizione che indicava come premier l’onorevole Romano Prodi un vantaggio da quattro a sette punti percentuali rispetto alla coalizione che indicava comepremier l’onorevole Silvio Berlusconi; alla fine la coalizione Prodi vinse alla Camera con un vantaggio dello 0,06% mentre al Senato la coalizione Berlusconi in termini di voti batté addirittura la coalizione Prodi dello 0,2% (pur non riuscendo poi ad avere la maggioranza dei senatori eletti in Senato una volta che nel calcolo entrarono i senatori eletti con modalità speciale fra gli italiani all’estero). Questo avviene perché la stragrande maggioranza dei sondaggi è condotta su un campione casuale di mille intervistati su oltre trentotto milioni di elettori (in Italia per la Camera), e le interviste sono fatte per telefono. Se è vero che gli elettori sono più riluttanti a rivelare il loro voto in un’intervista faccia a faccia, è anche vero che in tutti gli altri settori di ricerca (per esempio, in materia religiosa) le interviste telefoniche sono considerate meno affidabili. Questo non vuol dire che i sondaggi siano irrilevanti: migliore è il campione, migliore è il sondaggio, e un campione di mille elettori italiani se è stato scelto utilizzando correttamente le tecniche di campionamento e intervistato con una esatta applicazione del sistema C.A.T.I. (Computer Assisted Telephone Interviewing, “sistema d’interviste telefoniche aiutato da un computer”) – che è poi il sistema che quasi tutti i sondaggi di cui leggiamo sui giornali utilizzano – può dare dei risultati di un certo interesse. Ma i sondaggi elettorali sono semper incerti anche quando (come non sempre avviene) sono condotti accuratamente e in buona fede. Nei sondaggi elettorali un vantaggio inferiore al 10%, in particolare, non dà nessuna sicurezza ed è spesso stato ribaltato dalla realtà concreta del voto.

11) Ha senso dire “alla Camera voto per una lista minore, tanto poi dopo le elezioni si alleerà con la lista maggiore ideologicamente più affine e farà maggioranza”?
No, non ha più senso e risente di ricordi della vecchia legge elettorale. Chi “arriva primo” alla Camera, come si è visto, ha un vantaggio garantito di almeno cinquanta seggi e non ha bisogno di allearsi con nessuno. Se, in ipotesi, arrivasse prima, anche per un solo voto la coalizione Veltroni l’alleanza di tutti gli altri (in assurda ipotesi, Sinistra Arcobaleno + coalizione Berlusconi + UDC + La Destra + “Aborto? No grazie”, e naturalmente è difficile che la Sinistra Arcobaleno si allei con gli altri partiti e movimenti citati) avrebbe al massimo il 45% dei seggi e non disturberebbe in nessun modo il “manovratore” Veltroni.

12) Ma davvero si possono prendere 340 seggi della Camera anche con una percentuale molto inferiore al 50%?
Sì. Basta avere il 10%. Se ci sono dieci coalizioni in gara più o meno della stessa consistenza, e la prima prende il 10,01% e le altre tutte il 9 virgola qualcosa, la prima coalizione alla Camera prende 340 seggi (una comoda maggioranza) e le altre si dividono i seggi restanti. Se chi arriva primo ha (a) il 10% dei voti validi; (b) il 55%; (c) una cifra percentuale compresa fra 10 e 55 il risultato alla Camera è esattamente lo stesso: 340 seggi. Come si è visto, solo se la coalizione che arriva prima ha meno del 10% dei voti validi (un’ipotesi del tutto teorica) scatta un sistema diverso, mentre se ha più del 55% dei voti validi prende una percentuale dei 617 seggi in palio superiore a quei 340 che corrispondono al 55% e corrispondente invece alla percentuale di voti validi effettivamente ottenuta.

Fine quarta parte.

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