domenica 21 settembre 2008

Evoluzione verso il PDL (2)

Sono perfettamente d'accordo con la iniziativa di Leonardo Caleffi che coglie, intelligentemente, lo stato di debolezza di quel movimento che, nello spirito del documento posto alla base del congresso, ottenuti consistenti consensi, nell'attesa di una conclusione che sancisse la richiesta di un costume di gestione diverso, si è soffermato in parte nell'inutile compiacimento del risultato
in parte nella speranza di negoziare soluzioni di rendita o di vantaggio politico.
Così non è stato e la inerzia che ne è seguita ha inevitabilmente lasciato il posto alla risacca politica, alla rimonta di ciò che era stato rifiutato come l'anti-politica.
Il Congresso,poi, si è capito che non sarebbe venuto e, gli inviti alla mobilitazione per vedersi, darsi una rappresentanza, dicutere di temi di grande attualità politica per definire una linea di partito...., sono rimasti inascoltati nell'attesa di "soluzioni d'interesse" che in qualche modo piovessero dal cielo. Ma in politica il cambiamento non viene dal cielo, si conquista, si costruisce e quando ti regalano "il posto" è per comprare la tua fedeltà ed il tuo voto. In politica bisogna chiedere solo ciò che non ti possono negare se non vuoi vivere da debitore.
Ora Verdini, in una recente intervista, dichiara che il nuovo partito non necessariamente farà tessere, perchè l'adesione più recentemente è passata attraverso altre forme .
Intanto si va verso la confluenza in una nuova formazione politica,il PDL, secondo un parametro precostituito di rappresentanze. Che significa questo se non che le proporzionalità si formeranno
in rapporto alle realtà costituite, riconosciute e funzionali agli equilibri nazionali e regionali che hanno espresso questo tipo di soluzione e che "le benedizioni" tanto invocate da Bandioli andranno a quelle formazioni di contiguità con i leader o le correnti di pensiero che in questo momento sono classe dirigente dei due partiti confluenti: An e FI ?
Bene, sapete dirmi, allora, che interesse può suscitare l'atomizzazione che abbiamo generato, questa liquidità organizzativa che si disperde dappertutto disordinatamente perdendo peso e visibilità ?
Allora ha molta ragione Leonardo almeno per due motivi :
a) se crediamo nelle ragioni che ci hanno portati insieme ai risultati congressuali e facciamo mancare gli strumenti per sostenerle ed attuarle, facciamo tradimento a noi stessi e pecchiamo di irresponsabilità perchè l'alternativa è il ritorno al personalismo, alla gestione d'interesse, alla solitudine degli amministratori, alle nomine di utilità.....
b) se è vero ciò che dicevo in premessa, allora, per portare nel PDL quelle sensibilità, quel costume per cui ci siamo impegnati e ritrovati nel dibattito congressuale, bisogna darsi dei riferimenti autorevoli ; al contrario anche in questo caso tradiremmo la volontà di cambiamento , perchè ci condanneremmo alla ininfluenza come gruppo, come corrente di pensiero e le nomine sareb- bero l' effetto di scelte personali di chi assolvendo ad "una richiesta di nomi" non interpretasse, anche in buona fede, ciò che questo gruppo in verità esprime.
c) Leonardo ha ragione anche nella indicazione di una scelta in direzione dei "Rifondatori azzurri", perchè, per il rispetto che portiamo ai dirigenti a noi più vicini, a cui rinnoviamo la nostra adesione e fedeltà, non possiamo comprometterli in un azione partigiana :
* Gelmini, della quale non possiamo dimenticare l'equilibrio con cui ha governato tutta la fase congressuale consentendo finalmente un congresso onesto e senza trucchi ; come non è possibile non apprezzare la forza innovativa e liberatrice nel governo di un settore così ossificato e monopolizzato da privilegi sindacali e impostazioni ideologiche ;
* Nicoli Cristiani, al quale personalmente riconosco una grande capacità organizzativa ed una lealtà di comportamenti che, per quanto mi riguarda, lo caratterizzano come un "uomo" di risspetto con cui percorrere utilmente le stesse strade.
Sarebbe serio se chiedessimo loro, per il ruolo che svolgono, di tradire alla funzione di garanzia e di imparzialità che interpretano per "parteggiare" per la nostra causa ? Soprattutto sarebbe rispettoso per la loro dignità politica se invocassimo la loro parzialità per soccorrere una debolezza che non siamo stati capaci di evitare ?

Ecco, perchè, a mio parere, Leonardo ha ragione, ed ha ragione a tutela di quel patrimonio di cose importanti scritte nel documento congressuale che abbiamo il dovere di difendere e di realizzare ; e per questa stessa ragione abbiamo il dovere e l'interesse di preservare la unità del nostro gruppo sostenendone la vitalità ed evitando l'isolamento di chi, anche per necessità di rappresentanza, potrebbe essere talvolta costretto ad improvvisare nomi e soluzioni. Noi tutti non possiamo disarticolarci per distinzioni fantasiose, nè per calcoli opportunistici e, tanto meno, per tentazioni vanitose.... ; noi siamo ancora e dobbiamo continuare ad essere quelli del documento di "aria fritta", quelli che rompono le balle o se preferite "gli arioliani".... Chiamiamoci come volete ma non compromettiamo le ragioni della nostra forza che, in questo caso e più di prima sono nella "forza dei numeri" e nella forza dei riferimenti che ci sapremo dare.
Inoltre, e non sottovalutiamo questo aspetto, l'egemonia nel nuovo partito porterà il segno di che avrà imposto lo schema vincente. Una soluzione senza sangue, senza la grinta della convinzione, porterà ad una gestione incolore e senza carattere. Magari con il volto nuovo di un leader figlio della realtà più organizzata e consapevole delle regole del gioco, ma senza carattere ed avremo tradito le nostre speranze.
Per tutto questo anchio firmerò "Riformatori azzurri".


Gianni Martinelli

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