venerdì 4 febbraio 2011

Sì al federalismo e su Ruby dall'aula il no ai pm.

Berlusconi punta a un allargamento dopo l'approvazione del decreto e il no alle perquisizioni nell'ufficio di Spinelli.
Regge ancora l'asse tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi e, nonostante il voto contrario in Bicamerale, il governo ieri sera ha forzato la mano e emanato il decreto legislativo sul fisco comunale. Le opposizioni hanno gridato allo scandalo, Bersani ha parlato di un "Inaudito schiaffo al Parlamento". Da un lato è stata una buona giornata per Berlusconi, tanto più che la Camera ha respinto la richiesta dei giudici di Milano di concedere, nel caso Ruby, la perquisizione degli uffici del suo amministratore privato Giuseppe Spinelli. La maggioranza ha raggiunto l'agognata quota 316. Berlusconi avrebbe salutato il via libera della Camera così: E' chiaro a tutti che l'Italia non è ancora una repubblica in cui comandano i pm.

Dunque la maggioranza tiene, e in nottata il premier ha assicurato pure che pensa che riuscirà ad allargarla ancora: "andremo avanti", ha ribadito. Di sicuro, per il momento la situazione è rinsaldata dall'ok dato dal Consiglio dei ministri al decreto sul federalismo appena bocciato in Parlamento. L'appiglio tecnico è stato il parere della commissione Bilancio del Senato, che ha recepito tutte le modifiche apportate al decreto durante il confronto in Bicamerale. E così il leader della Lega, Umberto Bossi, ha potuto rivendicare che "la Lega mantiene le promesse". Ma l'opposizione - col segretario Pd Pierluigi Bersani - grida al "colpo di mano", all'"inaudito schiaffo al Parlamento" per approvare "il federalismo delle tasse".


La Lega aveva provato fino all'ultimo, anche in un faccia a faccia Bossi-Fini, a strappare almeno l'astensione di Fli in Bicamerale. Ma il terzo polo aveva retto compatto, e il parere di maggioranza era stato respinto. A decidere la strategia successiva è stato un lungo vertice a palazzo Grazioli, in cui Bossi ha imposto al premier l'approvazione immediata del decreto.


Ma dopo la forzatura, il cammino dei successivi decreti attuativi sarà ovviamente più difficile. Per questo la maggioranza ha chiesto di rivedere la composizione della Bicamerale per il federalismo, ridimensionando il terzo polo e ristabilendo rapporti di forza favorevoli alla maggioranza.


Il Quirinale, da parte sua, attende di avere tutti gli elementi di valutazione per esprimersi sul decreto. Spetta infatti al presidente della Repubblica l'ultima parola sul provvedimento e senza dubbio, visto l'unicum che questo caso rappresenta, Napolitano esaminerà attentamente tutti gli aspetti della questione prima di decidere se emanarlo o meno.

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