venerdì 5 marzo 2010

Formigoni al contrattacco.

Da grande accusatore ad accusato. Dopo una giornata di controlli in Tribunale ora sono gli sfidanti a doversi difendere: «Sulle firme che accompagnano le liste di Filippo Penati sono state riscontrate numerose e gravi irregolarità». Roberto Formigoni passa al contrattacco. Riuniti i giornalisti all’hotel Gallia di Milano, il governatore ancora una volta spiazza tutti. «Le firme regolari per Penati sono meno delle 3500 necessarie. La sua lista non può dunque essere ammessa alle elezioni regionali». Non è finita. Formigoni punta il dito contro l’ufficio centrale regionale della Corte d’appello del tribunale di Milano «che ha dapprima accettato la nostra lista, consumando in tal modo il suo potere. In seguito ha accettato il ricorso dei Radicali che era improponibile e inaccettabile ai sensi della legge. Non era nelle facoltà della Corte d’appello tornare a esaminare le nostre firme che erano già state ritenute valide». Lo stesso ufficio ha poi commesso un’ulteriore irregolarità: «Ha dato libero accesso alle nostre liste senza avvertirci. I Radicali hanno potuto effettuare qualsiasi attività manipolatoria». I controlli invocati dal governatore, effettuati oggi dal vice coordinatore regionale del Pdl Massimo Corsaro, hanno portato a galla una verità diversa da quella urlata nei giorni scorsi dai grandi mezzi di comunicazione: «C’è stata manipolazione - taglia corto Formigoni -. Sono stati asportati documenti e apposti segni sulle firme». Di più: «Siamo in presenza di una manovra ordita da più soggetti per recare nocumento alle liste del centrodestra in Lombardia. Non si può scippare la democrazia in questo modo». Parla di semplice «buon senso» il segretario nazionale della Lega lombarda Giancarlo Giorgetti che, auspicando ora una soluzione rapida, si chiede: «Ma come si fa a pensare che la lista di Formigoni non sia sostenuta da almeno 3500 firme?».

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