martedì 5 febbraio 2013

Con le nuove rendite catastali, Imu e imposta di registro rischiano di schizzare alle stelle.

Nell'ipotesi di una riforma del catasto che adegui la rendita catastale al valore di mercato, a parità di aliquote, l'Imu di alcuni appartamenti potrà anche triplicare.

Al di là delle (facili) promesse elettorali, riformare il catasto e mettere mano alle misure che regolano attualmente l'Imu sono due appuntamenti al quale il futuro governo difficilmente potrà sottrarsi. Si tratta di due interventi strettamente correlati tra loro, dal momento la revisione della base imponibile degli immobili ha impatto diretto sull'importo della tassa sulla casa, così come sul calcolo dell'imposta di registro per gli atti di acquisto.
Le linee guida che muovono la riforma del catasto mirano a distribuire più equamente la pressione del Fisco sul mattone, allineando le rendite catastali ai valori di mercato ed evitando in tal modo che gli attici dei centri storici, una volta classificati come "popolari" e ora invece di lusso, valgano catastalmente come un bilocale di periferia.

Il governo Monti ha tentato di avviare una riforma del catasto (all'interno del disegno di legge delega sul fisco, bloccato in Senato e affondato definitivamente con lo scioglimento delle camere) che aveva per cardine il cambio dell'unita di misura del valore immobiliare (in metri quadri e non più in vani) e l'introduzione della rendita media ordinaria che si basa sulla media dei valori di vendita e locazione degli immobili della stessa zona (o "ambito territoriale") nei 3 anni precedenti, integrata con altri parametri edilizi.
Nelle proposte fin'ora avanzate, per evitare che la riforma si trasformi in un ulteriore aumento dell'Imu è stata introdotta la "clausola di invarianza" che garantirebbe, cioè, che l'aggiornamento delle rendite non produca un aumento di gettito dell'Imu.
Ma il saldo del gettito non significa che l'Imu non aumenti per nessuno: l'abitazione in centro città andrà a pagare di più rispetto all'appartamento collocato più in periferia. Quanto di più? Il Corriere ha simulato i calcoli riferendosi ai valori di mercato reali (parametro di riferimento per ricalcolare la rendita catastale, quindi l'imponibile) degli appartamenti nelle principali città, ai quali ha applicato una riduzione forfettaria del 30%. "Ne emerge che a Milano l'Imu prima casa in centro ad aliquote invariate aumenterebbe, per un immobile con il valore medio di zona  di 283 euro passando da 467 a 750 euro, ancora maggiore l'incremento dell'imposta di registro: quasi 4.000 euro in più. Il conto per chi compra sarebbe ancora più salato in centro a Roma (+ 5.092 euro) e soprattutto a Napoli (+ 5.534)".

Con le aliquote attuali, una revisione del catasto sulla base del valori commerciali rischia di tramutarsi in un bagno di sangue per un mercato già in difficoltà, andando a colpire sia le vendite che gli affitti.

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