venerdì 3 luglio 2009

Chi vuole il tramonto dell’Italia a Bruxelles

Contro Mauro, candidato del Pdl alla presidenza del Parlamento Ue, le mire economiche di Berlino, la beceraggine del Pd e un po’ di pregiudizio anticattolico
di Rodolfo Casadei

In questa storia della contrastata candidatura di Mario Mauro alla presidenza del Parlamento europeo le offese più gravi le ha patite il comune senso del pudore, maltrattato dagli stessi che da settimane cercano di usarlo politicamente contro il presidente del Consiglio. Scarso pudore decisamente mostrano quei tali del Partito democratico che sostengono di non aver mai messo i bastoni fra le ruote al candidato del Partito delle libertà, e che anche stavolta la colpa di quel che non funziona è di Silvio Berlusconi. Il quale da parte sua era sbottato: «Ho visto una dichiarazione della sinistra che dice di voler votare contro Mauro: è una vergogna. Ricordo che per Prodi noi abbiamo dato il nostro voto». Aveva replicato il neo capodelegazione del Pd al Parlamento europeo David Sassoli: «Berlusconi cerca di scaricare sul Partito Democratico l’incapacità della sua delegazione di far valere la candidatura di Mauro al Parlamento europeo. Il Pd non si è mai pronunciato su Mauro perché la sua candidatura non è mai stata ufficializzata, ma si tratta solo di voci circolate dopo vertici a casa del presidente del Consiglio». Il bel tenebroso passato direttamente dalla sua scrivania al Tg1 allo scranno di eurodeputato ha pronunciato senza rossore la prima gigantesca bugia della sua neonata carriera politica, con la stessa disinvoltura con cui leggeva i rulli del telegiornale. Si dà infatti il caso che della campagna anti-Mauro del Pd abbia dato notizia per primo e in prima pagina, l’11 giugno scorso, niente meno che Europa, il quotidiano ufficiale del Partito democratico. I casi sono due: o David Sassoli non legge il giornale del suo stesso partito; oppure lo legge ma poi dice inesattezze, convinto che gli altri italiani, compresi i suoi ex colleghi giornalisti, per informarsi guardino solo la televisione.In realtà per richiamare i democratici c’è voluto addirittura un intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Penso che l’onorevole Mario Mauro abbia tutti i titoli per aspirare all’incarico di presidente del Parlamento europeo», ha detto il capo dello Stato il 19 giugno. Infatti non potendo confessare l’ossessione antiberlusconiana all’origine della loro presa di posizione, i democratici (e il loro giornale Europa) adducevano fra gli argomenti a favore della bocciatura di Mauro il maggior prestigio politico di Jerzy Buzek, ex primo ministro polacco. Già, peccato però che Buzek si sia affacciato al Parlamento europeo cinque anni dopo Mario Mauro, che sia stato presente meno, abbia lavorato meno e ricoperto meno incarichi; peccato che solo il 24 per cento dei polacchi si sia scomodato per andare a votare l’Europarlamento, contro il 67 per cento degli italiani, che la delegazione italiana nel Ppe conti 35 seggi contro i 25 polacchi, e che abbia ricevuto più voti di tutti gli altri: 12 milioni, addirittura più dei tedeschi di Cdu-Csu (10 milioni), che portano in dote più seggi (42) solamente perché alla Germania ne spettano più che all’Italia.Le chiavi interpretative per capire l’opposizione a un candidato iper qualificato come Mario Mauro sono dunque ben altre, a cominciare dall’aspirazione della Germania e più in generale dell’asse franco-tedesco ad esercitare un ruolo di potenza tutelare nell’Europa dell’Est, e ad esercitarlo non in contrasto, ma in armonia con Mosca. La Germania da una parte costruisce insieme alla Russia gasdotti sottomarini che aggirano la Polonia (e lascia sedere un ex cancelliere come Gerhard Schröder nel consiglio di amministrazione di Gazprom, la più importante società di Stato russa), dall’altra offre agli innervositi polacchi il contentino della presidenza del Parlamento europeo.Un altro dettaglio da notare è che Angela Merkel, grande sponsor del candidato polacco, è cristiana luterana come Jerzy Buzek. Del resto per commentatori come Gad Lerner e Pierfranco Pellizzetti (Micromega) la ragione per cui la candidatura di Mauro merita la sconfitta è che un cattolico come lui non si deve permettere di militare e fare fortuna in un partito il cui leader sarebbe un libertino. Forse se Mauro facesse come altri cattolici (tipo: Prodi, Bindi, Franceschini) che hanno militato o militano in partiti e coalizioni che – a differenza di quelli sotto l’egida di Berlusconi – promuovono la distribuzione di preservativi nelle scuole medie, la fecondazione eterologa, la selezione eugenetica degli embrioni, i Dico, il divorzio veloce e altro ancora, allora il giudizio su di lui sarebbe un tantino diverso.

2 commenti:

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