martedì 3 agosto 2010

Moratoria trivellazioni: Prestigiacomo in prima linea.

Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo è stata citata ieri dal Financial Times in merito alla proposta di moratoria delle attività di trivellazioni offshore, almeno fino al momento in cui il bacino mediterraneo non sia messo in sicurezza e le attività di estrazione idrocarburi non siano pienamente garantite.

In realtà la proposta, ripresa a piena voce dal ministro dell’Ambiente italiano, arriva direttamente dall’Europa: Gunther Oettinger, commissario europeo all’Energia, ha infatti chiesto un momentaneo arresto di tutte le attività esplorative in acque europee.

La richiesta arriva corale: il bacino del Mediterraneo ha caratteristiche geografiche molto particolari, in caso di incidente, i danni sarebbero irreparabili e coinvolgerebbero sicuramente acque e coste di paesi limitrofi.

La diatriba infatti, nella sua particolarità, è davvero semplice: i danni ambientali sono transfrontalieri, non si curano di politica, accordi, permessi… Se la Libia, così come pare, avesse davvero autorizzato la Bp a trivellare, gli eventuali danni non si riverserebbero solo in territorio libico, ma, ovviamente, andrebbero ben oltre: come ben si può constatare da una qualsiasi carta geografica, il Golfo della Sirte, luogo deputato alle prime trivellazioni, sarebbe a soli 500 Km dalla Sicilia.

Ovviamente, come già ricordato nei precedenti articoli, la situazione non è di facile soluzione: gli stati europei che ad oggi propongono la moratoria, sono tra i primi che hanno autorizzato trivellazioni offshore nei mari di loro competenza. Verrebbe quindi da chiedersi, se la Bp pagasse loro e non la Libia per sondare giacimenti di greggio, la moratoria avrebbe lo stesso supporto?

Ad onore del vero è necessario evidenziare un punto cruciale, per lo meno per quanto riguarda l’Italia: un’altra società petrolifera, la San Leon Energy, si sta facendo avanti per effettuare estrazione di petrolio in Sicilia, al largo delle Egadi. La storia inizia negli anni ’80, momento in cui la compagnia trova giacimenti sfruttabili in acque siciliane. Ai tempi la scelta fu quella di lasciare il greggio inutilizzato, per convenienza economica, ma il finale, ora che la società è tornata alla carica, potrebbe cambiare.

Concludendo, data la situazione attuale di rischio, la moratoria sembra essere un utile strumento, almeno per prendere tempo, accertarsi delle condizioni di sicurezza e delle entità delle esplorazioni offshore.

In fondo, quando si parla dell’unico mare che abbiamo, possiamo prenderci il diritto di fermare la corsa all’oro nero e stabilire delle condizioni di sicurezza e garanzia che valgano per tutti.

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